In Calabria giunte 40 imbarcazioni in tre mesi
di Laura Sestini
Si scrive e si sproloquia molto sulle rotte migratorie, soprattutto nei talk show di facciata, e principalmente da parte dei rappresentanti politici di destra; purtroppo molte altre volte anche la politica di opposta fazione non conosce bene i dettagli di quello che è il fenomeno del XXI° secolo, contesto che non andrà assolutamente a diminuire – e non ci saranno muri che terranno – a causa dei cambiamenti climatici in corso, altro argomento molto dibattuto che mostra però scarsa volontà di agire fattivamente da molte angolazioni.
La questione dei migranti in Libia è – giustamente – al centro del dibattito dei flussi migratori verso l’Europa, su cui interviene anche Papa Francesco, mentre alcuni bravissimi giornalisti italiani – donne ed uomini – ne scrivono in modo eticamente corretto dettagliato, di dati verificati da fonti attendibili, e con una narrazione degna di premi e riconoscimenti.
Invece, mentre anche si scrive e si dibatte sulla rotta balcanica, dove ormai è stata appurata la reiterata violenza che le numerose gendarmerie perpetrano sui disperati migranti che tentano l’entrata in Europa, poco o niente si riporta di cosa accade nei mari Egeo e Jonio tra Grecia, Turchia e Italia, e le traversate marittime che in quell’area si tentano per raggiungere le nostre regioni peninsulari meridionali. Una rotta lunghissima – specialmente se avviata dalle coste turche più a Sud, le più vicine a Siria, Iraq, Iran e Afghanistan – ma ancora la più accessibile, con imbarcazioni di fortuna, tanto quanto quelle che arrivano dirette a Lampedusa da Sfax o le isole Kerkennah in Tunisia.
Nei primi giorni di questa settimana, gli sbarchi in Calabria – di cui le persone tratte in salvo dalla Guardia Costiera italiana sono miste di uomini, donne e numerosi minori non accompagnati – sono stati almeno due, nei giorni tra l’11 e il 13 ottobre. Di quest’ultimo la notizia è stata battuta dall’Ansa – per 114 migranti giunti in barca a vela da chissà dove, in un natante di 15 metri. Alcune delle persone a bordo si quell’imbarcazione sono coloro ritratti nelle immagini che accompagnano il nostro articolo. Il fatto che 114 persone riescano a stare a bordo di una vela di 15 metri – di cui spesso non conoscono nessuna manovra da attuare con le vele a disposizione – ci sembra un miracolo, nonostante sappiamo ben poco anche noi di mare e di navigazione. Il viaggio è durato una settimana – riporta insieme al resto Ansa – ma non si fornisce il porto di partenza.
Al porto di Roccella Jonica, comune della città metropolitana di Reggio Calabria che si affaccia sul Mar Jonio, in circa 100 giorni – quindi da inizio luglio 2021 – sono arrivate ufficialmente 40 barche di varie dimensioni e colori, a vela, a motore e finanche piccole imbarcazioni di legno da pescatori della domenica. Quante saranno quelle invece finite alla deriva, o capovolte, soprattutto in questo inizio di autunno gelido e ventoso? Non osiamo pensarlo.
Chi viene raccolto dalla Guardia Costiera nell’area jonica della Calabria sarà ‘scortato’ fino al porto di Roccella Jonica – forse perché il Comune ha un centro di accoglienza, in realtà dedicato ai minori non accompagnati – dove vengono recapitati tutti gli arrivi, dopo le prime formalità al porto, per poi smistare le persone in altri centri della penisola.
Sappiamo dalle ‘demonizzate’ ONG che operano nei mari della Grecia, che con l’ Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera – Frontex – nonostante quanto se ne dica in favore, nessuno migrante è salvaguardato nei suoi diritti basilari, tantomeno dalla forte potenzialità di annegare nelle acque del Mar Mediterraneo. Vorremmo invece che la Grecia – madrepatria della democrazia – fosse ancora degna di questo appellativo al contrario dei suoi violenti comportamenti contro i migranti che passano attraverso il suo territorio nazionale. Vorremmo che si scrivesse e si indagasse maggiormente – giornalisticamente – sui numerosi viaggi della fortuna che tentano di raggiungere la Calabria jonica e il Sud Italia in generale. Vorremo chi i morti in mare fossero annullati nei numeri e le persone accolte – con corridoi umanitari – senza dover correre nessun pericolo di vita. Attendiamoci, da ora in poi – oltre al raddoppio degli Afghani – anche i cittadini libanesi che scappano dalla fame in cui li ha ridotti la politica corrotta e indifferente, se non alle proprie tasche ed interessi.
Sabato, 16 ottobre 2021 – n° 38/2021
In copertina: Migranti al centro di accoglienza di Roccella Jonica (RC). Sbarco del 12 ottobre 2021. Foto: Laura sestini (tutti i diritti riservati)