venerdì, Novembre 22, 2024

Ambiente, Società

Se questo è un uomo

Cronache quotidiane dalla tendopoli di San Ferdinando in Calabria

Laura Sestini

Ai primi di ottobre, in una piovosa ed afosa domenica mattina, con la generosa disponibilità di NO CAP, l’associazione contro il caporalato a cui ha dato vita nel 2011 Yvan Sagnet, un giovane migrante camerunense che per primo ha subìto le arroganze padronali della filiera agricola; con il direttore della Diocesi di Caritas dell’area Oppido Mamertina-Palmi (RC), Vincenzo Alampi, e Gianantonio Ricci, operatore della Onlus Chico Mendes di Milano, abbiamo potuto dialogare ed avere informazioni ‘fresche’ sulla tendopoli di San Fernando, in provincia di Reggio Calabria, allestita ‘in emergenza’ numerosi anni fa e divenuta stabile a tutti gli effetti.

Tutte le associazioni sopracitate operano volontariamente nel campo con varie attività, dopo che a marzo 2021 sono stati bloccati i bandi che selezionano le organizzazioni per mansioni specifiche che qui possono essere svolte. In quanto a NO CAP e Caritas, talvolta più defilate, sono sempre state presenti, come organizzazioni umanitarie volontarie in aiuto ai ‘cittadini’ di questo campo profughi.

La strada che porta all’entrata della tendopoli

Per arrivare all’entrata del campo si percorre qualche chilometro in un’area industriale tra Rosarno – paese della rivolta dei migranti nel 2010 – e il Comune di San Ferdinando, due paesi confinanti – tra campi incolti, ampi cumuli di spazzatura, e qualche fabbricato industriale in cui non sappiamo cosa si produca.

Perché così tanta spazzatura in giro? Considerando i tanti bidoni di vernice arrugginiti riscontrati tra il resto, possiamo immaginare che piccole attività – forse edili, ma non vogliamo puntare il dito su nessuno – riversino in questi luoghi abbandonati tutto ciò che dovrebbe essere smaltito, pagando le relative quote, come rifiuto speciale. Delle vere discariche a cielo aperto, subito in periferia dei centri abitati.

Rifiuti abbandonati tra Rosarno e San Ferdinando

Un altro aspetto sui rifiuti riguarda la tendopoli, il quale piazzale antistante l’entrata è divenuto da tempo un deposito di spazzatura generata da generi alimentari e quelle attività quotidiane come il lavaggio degli indumenti, igiene personale, ecc.

La diatriba verte tra servizio ufficiale di raccolta della spazzatura ed i migranti: i primi non raccolgono perché questionano sul fatto che i rifiuti non vengono ben differenziati, dall’altra i migranti sostengono che chi dovrebbe raccogliere non si vede mai. Una domanda la poniamo: qualcuno ha dato mai qualche informazione agli inquilini della tendopoli – tutti uomini africani di varie età – su come smaltire e differenziare adeguatamente la spazzatura? A chi spetta il compito? Secondo noi al servizio di raccolta dei rifiuti, municipalizzato o privato che possa essere.

All’inizio di ottobre nel campo risultavano circa 200 persone, ma a circa un mese di differenza si raggiungono le 1000 unità, poiché il lavoro agricolo – dalle campagne campane o pugliesi – si sposta verso la Calabria e la Sicilia per la raccolta degli agrumi. Infatti per strada – incamminati a piedi dalla stazione ferroviaria di Rosarno – incontriamo nuovi arrivi, riconoscibili dai piccoli trolley a seguito.

A fine ottobre la tendopoli di San Fernando si ripopola per la stagione degli agrumi

Nel periodo autunnale al campo iniziano le attività di riparazione delle tende, entro le quali più vecchie passa la pioggia – racconta Tahir. Mentre alcuni con materiali di fortuna costruiscono baracche dove si sistemeranno, poiché le tende sono già tutte occupate ed i posti scarseggiano.

Fila di tende visibili dal cancello di entrata
Fila di tende laterali

Negli anni, entro la tendopoli sono sorte piccole attività ‘ingegnate’ da alcuni migranti per sopperire ai servizi di base mancanti e necessari – ad esempio l’acqua calda per lavarsi in inverno – o la riparazione delle biciclette, unico mezzo di trasporto per spostarsi fino alle colture agricole dove si lavora come braccianti, o al negozio di alimentari più vicino.

Ciò fin qui riportato dal campo è solo un anticipo fotografico dell’approfondimento che dedicheremo alla tendopoli di San Ferdinando nel prossimo numero TheBlackCoffee di sabato 6 novembre. Abbiamo in serbo i racconti di Vincenzo (Cecé) Alampi e Gianantonio Ricci, delle attività ‘umanitarie’ che si dedicano alle persone che abitano nel campo, ed anche piccole testimonianze degli africani che vi dimorano, ‘in emergenza’ da anni.

Sabato, 30 ottobre 2021 – n° 40/2021

In copertina: panorama sulle tende, spesso in brutte condizioni, del campo profughi di San Ferdinando – Tutte le foto sono di Laura Sestini ( tutti i diritti riservati)

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