domenica, Dicembre 22, 2024

Notizie dal mondo

Sessant’anni fa fu costruito il Muro

Berlino Est divenne una prigione

di Ettore Vittorini

Nella prima mattina del 13 agosto del 1961 gli abitanti di Berlino si trovarono di fronte a una terribile sorpresa. Era domenica e i pochi che erano nei pressi della Porta di Brandeburgo, la trovarono sbarrata da cavalli di frisia, da militari, autoblindo e altri mezzi dell’esercito della Repubblica comunista tedesca. Lo stesso scenario si ripeteva in altre vie d’accesso ai due settori che fino alla sera prima erano aperte. Nessuno poteva più passare dalla zona Est a quella occidentale e viceversa.

I primi ad assistere a quello scenario erano cittadini che andavano a Est per incontrare parenti e amici; i pendolari che rientravano a casa dopo aver lavorato nei turni di notte in qualche azienda dell’Ovest. Soltanto a questi era permesso l’accesso, ma chi non era atteso dall’altra parte da mogli e figli, aveva già capito cosa stava accadendo e non oltrepassò la barriera.

In tarda mattinata la folla di berlinesi si accalcava davanti agli sbarramenti. A Ovest molti erano saliti sui tetti delle loro auto per vedere se dall’altro lato c’era qualche loro parente; altri su scale improvvisate o sulle sedie dei bar; i più vicini al filo spinato scambiavano qualche parola col parente o amico dall’altra parte; altri piangevano davanti agli imperturbabili Vopos – la polizia del settore comunista – mentre i muratori aldilà dei cavalli di frisia erigevano il muro di blocchi di cemento.

E questo accadeva anche in altre parti della città: nella Alexanderplatz, nella desolata Postdamerplatz, nella Friedrichstrasse. Lo spettacolo era ancora più triste sulla lunga e stretta Bernauerstrasse attraversata sino al giorno prima da una striscia bianca che divideva i due settori. Quella strada da entrambi i lati era piena di negozi e Kaffeehaus frequentati dai residenti delle due zone. Normalmente gli abitanti dell’Est si servivano dei prodotti occidentali e quelli dell’Ovest superavano la striscia per comprare birra e altri prodotti più a buon mercato. Lungo la strada i bambini giocavano tra di loro ignorando la striscia bianca e – la sera nei bar – genitori e nonni si incontravano come se non ci fosse stata alcuna separazione territoriale.

Quella tragica domenica i rapporti tra le due comunità erano stati troncati di netto dal filo spinato posto lungo la striscia bianca. Dalle finestre delle case che si fronteggiavano, i bambini si scambiavano tristemente cenni di saluto. Qualche giorno dopo le finestre e i portoni dei palazzi del lato orientale della via furono murati e gli abitanti trasferiti altrove. Molte famiglie della Bernauerstrasse erano riuscite a fuggire verso la libertà, e anche da altre zone della città. Fuggì pure il giovane Vopo Konrad Shumann, con un salto sul filo spinato. Un fotografo, Peter Leibing fissò quell’immagine che poi fece il giro del mondo. Molti anni dopo Konrad, quando la Germania era unificata, si suicidò. Forse perché i parenti rimasti a Est non gli perdonarono di averli sottoposti, con la fuga, alle ritorsioni del governo.

Abbiamo chiuso i confini per difendere il nostro popolo dal fascismo”, proclamò il  capo della RDT Walt Ulbricht. In realtà la drastica misura fu presa per bloccare il trasferimento a Ovest di una buona parte della popolazione.  Negli ultimi 10 anni due milioni e mezzo di persone erano passate nell’altra Germania. Le autorità, su ‘consiglio‘ dell’URSS, invece di migliorare le condizioni di vita dei cittadini, trasformarono il Paese in una grande prigione. In molti riuscirono con tanti mezzi a superare il Muro che intanto era diventato una barriera piena di ostacoli, trappole, campi minati e postazioni di mitragliatrici. Furono 250 le morti di coloro che fallirono nella fuga.

Tutto finì nella notte del 9 novembre del 1989 quando il Muro – 28 anni dopo la sua nascita – ‘crollò’ di colpo e i berlinesi dell’Est poterono riversarsi liberamente dall’altra parte a piedi o con le puzzolenti Trabant – piccole auto che riempirono nella notte le strade di Berlino Ovest.

L’improvvisa apertura fu dovuta, per un caso, al giornalista italiano Riccardo Ehrman corrispondente dell’ANSA, durante una conferenza stampa a Berlino Est di Guenter Shabowsky, portavoce del governo, il quale aveva preannunciato che sarebbero stati concessi con facilità i permessi ai cittadini di fare visite e viaggi all’estero. Il giornalista gli chiese: “A partire da quando?” “Ab sofort – da subito”, rispose il politico.

Herman corse a telefonare alla sede di Roma dell’ANSA e la notizia che venne diffusa in tutto il mondo, rimbombò a Berlino Est. Fu il segnale della libertà per quella parte di berlinesi i quali presero d’assalto pacificamente il Muro senza essere fermati dalla polizia.

Ma già da mesi la situazione politica internazionale stava cambiando avviandosi verso la distensione. L’Ungheria aveva aperto i confini verso l’Occidente e fu seguita da altri Paesi oltre la ‘Cortina di ferro’. Il Presidente sovietico Gorbaciov in visita a Berlino Est aveva raccomandato a Honecker di abbattere il Muro. Questi rispose che “quella costruzione durerà altri cento anni.” Ma dovette ricredersi: l’URSS aveva incominciato a ritirare le sue truppe dalla Germania Est.

Sabato, 14 agosto 2021 – n°29/2021

In copertina: il salto verso Ovest del poliziotto Konrad Shumann – Foto di Peter Leibing (archivio pubblico)

Condividi su: