L’amore per la guerra
di Laura Sestini
Si respira aria “importante” al Teatro Olimpico di Vicenza, opera d’arte unica al mondo, firmata nel 1580 da Andrea Palladio, architetto e scenografo di origine padovana.
La serata inaugura il 76° ciclo di Spettacoli Classici, tradizione culturale della città, Rassegna sostenuta dal Ministero della Cultura, Regione Veneto, Comune di Vicenza e molti altri sponsor, con la direzione artistica di Giancarlo Marinelli.
Sette a Tebe, con la regia di Gabriele Vacis, il primo spettacolo della serie, andrà in scena in prima nazionale.
Un pubblico eterogeneo in abiti eleganti, anche molti giovani, si appresta a trovare il proprio posto nelle gradinate disposte come in un anfiteatro greco classico. Signore luccicanti, signori in cravatta; tra loro adocchiamo anche Diego Dalla Palma che, come gli si addice, esce dalle righe dell’abbigliamento più classico, indossando una giacca a quadrettoni stile Anni ’70, nei colori dell’autunno, ton-sur-ton con tutto il resto, e un bel fazzoletto di pizzo da taschino. Militari pluridecorati in divisa, tra cui due statunitensi, appartenenti alle installazioni militari Usa nella città. Il teatro è sold out.
In attesa dello spettacolo, i giovanissimi attori e attrici, sul palco ripassano alcuni movimenti.
La Rassegna di spettacoli classici è dedicata a Pierluca Donin, presidente di Arteven – come sottolinea il presentatore – prematuramente scomparso; artista, attore, autore e regista, Donin nella sua carriera è stato in grado di valorizzare gli spettacoli dal vivo, attirando in Veneto grandi produzioni teatrali e attori di fama. Il neo sindaco Giacomo Possamai, evidenzia che i cicli degli Spettacoli Classici, proposti al Teatro Olimpico, rappresentino il momento culturale più alto della città.
Sul palco andrà in scena la guerra di Tebe, emblema di tutte le guerre future, generata dalla psicologia collettiva dell’immagine del nemico. Meglio potremmo dire che la trama tratterà dell’amore per la guerra, oggi come nel 335 a.C., quando Eteocle e Polinice, figli di Edipo re di Tebe, si contrapposero per sete di potere, ed infine rimasero uccisi sul campo di battaglia, andando incontro alla maledizione del padre che li voleva entrambi morti.
I dodici attrici e attori sul palco sono molto giovani, le età variano entro i 26 anni e fanno parte di PEM – Potenziali Evocati Multimediali – una impresa sociale nata a dicembre 2021 da una classe della Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino a cui si sono uniti Roberto Tarasco e Gabriele Vacis. PEM si occupa di Spettacolo, Arte, Pedagogia e Cura: cura è un concetto e una pratica che non tutti esprimono o riescono a fare, in pochi decidono poi quel percorso.
Abiti di scena uniformati nel colore – il nero – che a ben pensare ricorda facilmente i toni della morte; poi del sangue, che la guerra farà grondare, ne parleranno le ragazze, che col proprio sangue le donne sono a contatto per quasi tutta la vita.
La performance dei “ragazzi-e” – ci permettiamo amichevolmente di appellarli così per la giovane età – è profonda, intensa, commovente, quasi incredibile da prenderne atto, a causa di un po’ di pregiudizio sull’età, per la poca esperienza attoriale maturata.
Ma è tangibile la loro passione, la professionalità già acquisita, e cosa realizzano in scena.
I cori a cappella sono di una bellezza estasiante, ci riconosciamo il sardo, il greco, il napoletano, tutte le sonorità mediterranee per eccellenza. Sono belli i loro corpi, i loro volti, tutti diversi nelle forme e nei colori, la forza della gioventù negli occhi, nomi che nascondono esperienze e origini differenti. Loro sono il futuro della Terra, pianeta martoriato sin dal quel passato remoto, già allora – illusoriamente – denominato democrazia.
Il parallelismo della guerra, tra antico e contemporaneo – escamotage azzeccato del regista Vacis – riesce a tenere stretto il concetto di conflitto fino alla fine della drammaturgia, e permette agli attori e attrici, di terminare la performance nelle loro reali vesti di giovani, 23, 24, 25 anni, i loro nomi di battesimo, le loro personali esistenze. La vivace scena degli lunghi elastici, con semplicità riesce magicamente a rendere l’idea della guerra armata, in sinestesia visiva e sonora.
Mentre la guerra di Tebe si dipana con archi, frecce e lance, vengono citate molte tipologie di armi che oggi si usano nei conflitti armati in atto sulla Terra: AK47, il kalashnikov; Beretta 92 FS, pistola; MP5K, mitragliatrice.
Orgogliosamente viene pronunciato “ho 23 anni e non ho mai tenuto un’arma in mano“.
Con la guerra dei due fratelli tebani scopriamo che gli esseri umani non conoscono il significato di pace; lo conferma anche il vocabolario della lingua italiana che la definisce “condizione di assenza di guerre e conflitti”.
La razza umana pensa ormai di conoscere e saper fare tutto, finanche la Luna e le stelle, l’intelligenza artificiale, allontanandosi dalla vita terrestre per cercare “altro”. Forse è lì l’errore più grande, non guardare sotto i propri piedi, lasciando per ultima proprio la condizione più importante, una condizione pacifica della Terra, che metterebbe tutti a proprio agio per vivere l’esperienza più intensa, quella della vita.
In sala, oltre a chi scrive di prima penna, anche Giada Miotto, neo-collaboratrice della nostra redazione.
Sembra inderogabile farla esprimere sullo spettacolo, in veste di spettatrice che, bravissima, riesce anche a incuriosire e portare con sé il figlio adolescente alle rappresentazioni teatrali.
Questo il suo sentire: “Potente. Questo è il primo aggettivo che mi si affaccia alla mente quando penso a questo nuovo spettacolo di PEM (Potenziali Evocati Multimediali). Non è la prima volta che vedo questi ragazzi sul palco: pochi mesi fa avevo assistito a una messa in scena del “Prometeo” in una delle serate più afose che la pianura padana potesse regalare. Anche questa volta sono completamente rapita dalla forza scenica di 12 attori formidabili che danno vita con la voce, il corpo e la recitazione a uno spettacolo intenso ed emozionante.
La guerra della tragedia greca antica che intreccia quella della tragedia moderna. La battaglia che si combatte, oggi come allora, e che lascia sangue a nutrire la terra, nella speranza di una pace che, da esseri umani, possiamo solo immaginare perché non riusciamo a crearla, non riusciamo nemmeno a definirla, attratti come siamo da una guerra che, dalla notte dei tempi, non abbiamo mai smesso di combattere. Una volta con le lance, ora con i fucili.
È uno spettacolo che suona corde antiche, che intona musiche delle lingue del mediterraneo, che urla rabbia e disperazione.
È uno spettacolo che vibra di brividi sulle braccia e che commuove fino alle lacrime.
È uno spettacolo che attraversa i millenni e unisce i fili delle esperienze che arrivano fino ai vissuti personali di Davide, Andrea, Lucia, Pietro, Lucia Raffaella, Eva, Erica, Enrica, Edoardo, Letizia, Lorenzo, Gabriele…questi i nomi degli eccezionali attori poco più che ventenni.
Potente è solo il primo aggettivo che mi si affaccia alla mente. Imperdibile è l’ultimo. Nel mezzo c’è PEM che è teatro che si incarna, che si fa carne, lacrime e sudore.”
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Lo spettacolo è andato in scena nell’ambito del 76° Ciclo di Spettacoli Classici, al Teatro Olimpico di Vicenza, il 21 settembre 2023 alle ore 21.30
Sette a Tebe
Ispirato alla tragedia di Eschilo
Con le attrici e gli attori di Potenziali Evocati Multimediali: Davide Antenucci, Andrea Caiazzo, Lucia Corna, Pietro Maccabei, Lucia Raffaella Mariani, Eva Meskhi, Erica Nava, Enrica Rebaudo, Edoardo Roti, Letizia Russo, Lorenzo Tombesi, Gabriele Valchera
Regia di Gabriele Vacis
Scenofonia e allestimenti di Roberto Tarasco
Cura dei cori di Enrica Rebaudo
Fonico Riccardo Di Gianni
Produzione PEM Impresa Sociale con Artisti Associati Gorizia, Fondazione ECM Settimo Torinese
Sabato, 23 settembre 2023 – n°38/2023
In copertina: una scena dello spettacolo – Foto di Roberto de Biasio