domenica, Dicembre 22, 2024

Economia, Italia

Slitta lo switch-off al DvB-T2 del digitale terrestre

Questo passaggio tecnologico è proprio necessario?

di Laura Sestini

Con una comunicazione del Ministero dello Sviluppo Economico di fine luglio, si informano i cittadini che è stata decretata la posticipazione della sperimentazione in alcune Regioni italiane – tali Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna – per la nuova tecnologia digitale DvB-T2, dal primo settembre al 15 ottobre 2021.

Il Ministero altresì informa che: “È in arrivo la Nuova TV Digitale che, grazie ai nuovi standard tecnologici, consentirà di migliorare la qualità del segnale e di dare spazio alle trasmissioni in alta definizione. Aumenteranno anche i servizi e il numero di TV connesse a Internet”.

Relativo al cambio di tecnologia sono previsti anche bonus di acquisto per nuovi apparecchi televisivi e per la rottamazione dei vecchi.

Le disposizioni relative al cambio di trasmissione del nuovo digitale terrestre sono del Parlamento Europeo e del Consiglio (UE 2017/899) sull’uso della banda di frequenza 470-790 MHz nell’Unione, del 17 maggio 2017, la quale prevede il termine del 2020 per la liberazione della banda 700MHz, con la flessibilità di due anni per gli Stati membri che adducano giustificate ragioni – come l’Italia.

Il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico – del 27 luglio scorso – prevede la regione Sardegna come prima area di re-farming, poiché non confinante ed a sé stante rispetto alle altre regioni italiane. “Le successive operazioni di refarming sono previste di seguito, a partire da gennaio 2022 nelle regioni del Nord Italia (Area 2 e Area 3) proseguendo poi senza soluzione di continuità, dal mese di marzo 2022, con le regioni dell’Area 4, al fine di anticipare il rilascio delle frequenze causa delle lamentate interferenze estere, terminando poi con le restanti regioni dell’Area tirrenica (Area 1) entro il termine del 30 giugno 2022, termine non superabile per rispettare i vincoli normativi dell’Unione Europea (decisione (UE) 2017/899) e nazionali (legge 27 dicembre 2017, n. 205, come modificata dalla legge30 dicembre 2018, n. 145)”.

[…] Pertanto, la dismissione della codifica DVBT/ -2 in favore almeno della codifica MPEG-4 su standard DVBT, attualmente prevista in coincidenza con il primo giorno di avvio delle attività del periodo transitorio nell’Area 2, si è ritenuto opportuno che venga avviata a partire dal 15 ottobre 2021. In particolare nella data suddetta si è condiviso con i soggetti partecipanti all’audizione che avvenga lo spegnimento contestuale a livello nazionale di un numero di programmi rappresentativi in DVBT/MPEG-2, utilizzando almeno la codifica DVBT/MPEG-4, e che detta iniziativa sia l’oggetto di una campagna di comunicazione diffusa e intensiva per rendere consapevoli i cittadini della necessità di dotarsi di apparecchi televisivi adeguati.

Infine, l’attivazione dello standard DVBT-2 a livello nazionale sarà disposta a partire dal primo gennaio 2023, ritenendo necessario un periodo più ampio per l’implementazione a regime del nuovo standard.

Quando la tecnologia avanza, dall’altro lato – generalmente – l’ecologia e la tutela dell’ambiente devono ‘rimboccarsi le maniche’. Infatti, la campagna di rottamazione dei vecchi dispositivi è stimata in 15 milioni di unità – tra televisori e decoder, solo in Italia – quindi possiamo ben immaginare i numeri a più ampio spettro europeo.

Un’operazione che possiamo far rientrare in ambito di ‘consumismo di massa’ e delle leggi del mercato neoliberista. Era proprio necessaria questa ‘modernizzazione’ della banda di trasmissione/ricezione del segnale digitale terrestre? E’ chiaro che se un Paese, o un’unione di Stati, decide per primo di cambiare, anche tutti gli altri Stati, prima o poi si devono adeguare, pena l’oscuramento dei propri programmi televisivi all’estero, la cui banda di trasmissione non riesce più a dialogare con i differenti codici adottati.

Invece, pensiamo di aver bisogno di ancora di un maggior numero di canali televisivi – come promette e adduce il decreto ministeriale – quando, pigri ed abitudinari, di consueto guardiamo solo i soliti programmi da decenni, perché sono quelli più attinenti alla personale visione della vita o non capiamo altre lingue, peculiarità che automaticamente banna i programmi stranieri?

Inoltre, i vecchi apparecchi andranno a finire alle isole ecologiche. Su quanti milioni di cittadini possiamo contare perché tutta la filiera di smaltimento funzioni, senza vedere vecchie tv abbandonate ai cassonetti – comportamento a cui siamo abituati anche senza cambio di tecnologia?

Disassemblaggio dei Raee – Foto di Maruf Rahman

Le isole ecologiche saranno in grado di ricevere questo straordinario numero di apparecchi in così breve tempo? Il processo di smaltimento dei Raee – Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche – e dei componenti inquinanti, sarà lineare, oppure migliaia di container partiranno alla volta dell’Africa, continente-discarica dei paesi più industrializzati?

Secondo noi, la tecnologia avrebbe bisogno – di tanto in tanto – di rallentare la sua corsa. In fondo ancora non siamo riusciti a trovare le giuste soluzioni ai problemi di base della vita sul Pianeta – tipo la sottoalimentazione di milioni di bambini. E da lì dovremmo ripartire.

Sabato, 7 agosto 2021 – n°28/2021

In copertina: immagine grafica di Lothar-Dieterich

Condividi su: