domenica, Dicembre 22, 2024

Società

SPECIALE SICILIA – Il messaggio di Peppino Impastato ai posteri

La Casa della Memoria di Cinisi

di Laura Sestini

Sono passati 45 anni dall’omicidio di Peppino Impastato, il giovane attivista siciliano che combatteva la società mafiosa, omertosa e retrograda del suo paese natio, Cinisi, in provincia di Palermo, occorso il 9 maggio del 1978.

Peppino Impastato era figlio di un mafioso, Luigi Impastato, quindi la mafia lui la combatteva direttamente in famiglia, innazitutto.

Il suo nemico più importante fu Gaetano Badalamenti – chiamato sarcasticamente “Tano Seduto” – successore di suo zio Cesare Manzella come capomafia locale; il super boss Badalamenti ebbe un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto di Punta Raisi a Palermo, aprovato in collusione con le amministrazioni locali del’epoca.

Sarà proprio Badalamenti a comandare l’uccisione di Peppino, prima stordito o colpito in un casolare di campagna di Cinisi, attratto con una scusa in quei paraggi e poi fatto esplodere sui binari della ferrovia, per farlo passare come suicidio o meglio ancora come attentato. La verità non è del tutto puntuale, e quello svelato si deve ai collaboratori di giustizia. Nel 1987, Gaetano Badalamenti verrà condannato dal tribunale di New York a 45 anni per traffico internazionale di droga e nel 2002 all’ergastolo per l’omicidio di Peppino Impastato. Il boss morirà in carcere nel 2004.

Peppino aveva iniziato la sua attività politica molto presto, rompendo i rapporti con il padre e seguendo la linea della sinistra extraparlamentare di Lotta Continua.

Per contrastare la questione della costruzione dell’aeroporto palermitano, deciso in una zona al alto rischio per la vicinanza del mare e del Monte Pellegrino Peppino, aveva coinvolto i contadini locali ai cui sarebbero stati sottratti i terreni per la realizzazione della struttura aeroportuale, puntando apertamente le responsabilità ai partiti maggiori, Democrazia Cristiana in testa, ma non senza citare anche i Partiti Comunista e Socialista italiani.

Nel 1976 Peppino fonda il Gruppo Musica e Cultura, attraverso cui si organizzano eventi musicali, culturali e politici. Nel 1977, con l’approvazione della legge sulle radio libere nascerà   Radio Aut, una radio indipendente e autofinanziata con cui denuncerà i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, un Comune limitrofo.

Nonostante i cattivi rapporti con la famiglia del padre, sarà per merito di quest’ultimo se Peppino è vissuto (si fa per dire) così a lungo, all’età di 29 anni. Il padre aveva cercato aiuto dai parenti americani di Cosa Nostra per cercare di proteggere il figlio, ma l’attività di Peppino era ormai fuori controllo, rispetto ai canoni imposti a Cinisi dalla famiglia Badalamenti, l’unica soluzione fu di eliminarlo.

Il casolare in campagna dove fu ucciso Peppino Impastato
Foto: 2023©LauraSestini (tutti i diritti riservati)

Oggi, a Cinisi, l’abitazione della famiglia Impastato è divenuta un luogo di culto per tutti coloro che vogliono approfondire l’intensa e combattiva esperienza di Peppino Impastato, un giovane siciliano che amava la sua terra e che l’avrebbe voluta libera dalle mafie e dalla violenza della società, non solo mafiosa, ma borghese in generale, che da allora in poi avrebbe intrapreso il percorso neoliberista che ben conosciamo ai nostri giorni.

La Casa Memoria Peppino Impastato è solo a Cento Passi – come titolerà il film dedicato alla vita del conduttore radiofonico e giornalista – dall’abitazione di Gaetano Badalementi, un bene sequestrato alla mafia ed oggi sede della biblioteca comunale e luogo di eventi culturali.

Presente a Casa Impastato, nelle grandi occasioni troveremo Giacomo Randazzo, un ex-compagno di lotta politica e culturale di Peppino, oggi ultrasettantenne, membro del Gruppo Musica e Cultura. Con modi gentili, ma tuttora molto appassionati, racconterà lui stesso come si muoveva 45 anni fa il gruppo di attivisti e la fervente attività di Peppino, leader indiscusso.

Una memoria molto toccante, che non potrà mai lasciare indifferenti.

Tra le parole di Giacomo Randazzo ritroviamo qualcosa che Peppino cercava di suggerire anche allora ai suoi coetanei di Cinisi, e che senz’altro ancora direbbe oggi ai giovani: […] studiate, non perché qualcuno possa dirvi bravo o darvi un voto, ma per il piacere di studiare. Coltivate pensieri positivi, abbiate le idee chiare e andate dritti per la vostra strada, che deve essere la strada della legalità, del servizio sociale, della pace. Studiare, capire e operare per sé ma anche per il bene comune. Mettere la propria intelligenza al servizio dell’umanità. Diffidate del potere e dei soldi facili perché questi allontanano e dividono le persone. E dobbiamo sapere e tenere presente che noi, che pensiamo in termini di NOI, siamo delle persone importanti anche se in molti non lo riconoscono.”

La memoria di Peppino Impastato è sempre stata portata avanti dalla madre Felicia, scomparsa nel 2004, ed ai giorni nostri dal fratello Giovanni.

Sabato, 7 ottobre 2023 – n°40/2023

In copertina: il dipinto di Pino Manzella che riporta i ritratti dei membri del gruppo Musica e Cultura Foto: 2023©LauraSestini (tutti i diritti riservati)

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