Mohamed Zaouari, un martire, un simbolo
di Camilla Forlani
Quello tra Tunisia e Palestina è un rapporto magico, non affatto scontato e le cui increspature custodiscono i semi della rinascita di un ideale che ormai sembrava perduto.
Per capire la visceralità del supporto da parte dei Tunisini alla resistenza palestinese è bene partire da una canzone in cui il locale si fa globale e il globale si rifugia in un quartiere di periferia.
L’astro nascente della scena indipendente tunisina, il rapper Junior Hasan, esordisce così nella sua canzone “Ramallah”: “Tutti i paesi arabi sono occupati, eccetto il nostro quartiere e la Palestina”.
Dunque come già menzionato nell’articolo https://www.theblackcoffee.eu/attacco-su-gaza/ è forse più chiaro comprendere come quello di vedere un giorno la Palestina libera sia un sogno trasversale, un simbolo di emancipazione dal controllo occidentale che va ben oltre il pietismo demagogico di un cauto “cessate il fuoco”.
Il supporto alla Palestina in Tunisia continua a infiammare gli animi e incendia in questi giorni le manifestazioni nella capitale, culla di tutte le rivoluzioni arabe.
Ed è proprio durante una delle manifestazioni di questi giorni tenutesi simbolicamente di fronte all’Ambasciata francese, che incontriamo Majda Sala, la vedova dell’ingegnere Mohamed Zaouari, la cui immagine a Tunisi viene esposta sui balconi e sventolata in aria accanto alle bandiere palestinesi durante le manifestazioni.
In una breve intervista, Majda ci ha raccontato la storia dell’uomo il cui nome è inciso sui droni di Hamas, per cui comprenderne la pseudo-sacralità in patria sarebbe forse necessario vivere sull’altra tormentata sponda del Mediterraneo, ma che oggi più che mai può consentire un’immersione in una realtà che sembra insondabile ma che non fa che gridare libertà.
Mohamed Zaouari è stato “l’ingegnere delle brigate al-Qassam” che, sempre lontano dai riflettori, ha progettato i droni con cui la resistenza palestinese colpiva le macchine da guerra israeliane.
È attraverso la sua storia che per molti passa la via dell’emancipazione, l’ideale e il dissenso, nell’intreccio di una realtà che sembra insondabile ma che può lasciare indifferenti.
Majida l’abbiamo incontrata a seguito del bombardamento da parte di Israele dell’ospedale di Al-Shafa, tappa più tragica dell’escalation che vede da settimane la morte di migliaia di innocenti, e proprio a questo proposito ha ricordato con le lacrime agli occhi “mio marito ha lavorato in difesa di donne e bambini, e oggi è come se fosse lì e partecipasse alla rivolta”.
Mohamed Zaouari è stato ucciso da un commando del Mossad nel 2016 a Sfax, sua città natale dove conduceva una vita tranquilla e lavorava come docente universitario.
Zaouari conosceva bene la vita sotto un regime autoritario, motivo per cui già a partire dagli anni Novanta si era allontanato dalla sua terra natale, la Tunisia, e vi era tornato solo nel 2011, a seguito della Rivoluzione dei gelsomini.
Zaouari conosceva bene anche la resistenza, resistenza che porta alla libertà, motivo per cui aveva deciso di prenderne attivamente parte in Palestina.
La resistenza è vita, l’occupazione è morte.
Sabato, 28 ottobre 2023 – n°43/2023
In copertina: lo stadio di Tunisi con lo striscione dedicato a Mohamed Zaouari