“Short Stories”
di Paola Perini
Ci sono più di trenta gradi e le mascherine anti-covid rendono più difficile la giornata. Mi avvicino alla posta per spedire un pacco. Devo imballarlo, indirizzarlo, spedirlo e pagarlo. Mi metto in fila fuori dalla posta. Ci sono altre sei persone davanti a me. E’ quasi l’una e aspetto pazientemente.
Le prime due persone prendono il biglietto al sistema di prenotazione elettronico. Non ci sono più sportelli specialistici. Il numero serve solo come prenotazione e smistamento al primo sportello libero.
Arriva un giovane dietro di me e mi supera per prendere il biglietto. Lo fermo. Né io né le altre quattro persone davanti a me hanno preso il biglietto. Il giovane ci avrebbe irrimediabilmente superato. Si scusa e insieme alle altre quattro persone prendo puntualmente il biglietto e torno fuori dalla porta a fare la fila.
Arrivano altre tre persone dietro di me e aspettano il loro turno per arrivare alla porta e prendere il biglietto. Arriva un altro giovane. Capello rosso, raccolto con un codino in cima alla testa. Si lancia all’interno dell’ufficio postale, incurante delle otto persone davanti a lui ferme sull’uscio. Fermo anche questo giovane e in modo educato gli dico che le persone che sono davanti a lui non hanno ancora preso il biglietto e che si metta in coda e aspetti il suo turno. Mi chiede chi sono io e da dove viene la mia regola. Gli dico che se ha fretta, prima faccia prendere il numero alle tre persone che gli stanno davanti: una giovane di colore, una quarantenne bionda che capisco piuttosto innervosita e un signore di mezza età. Mi ripete chi sono io per dare una regola. Non ho nessuna intenzione di rispondergli e glielo dico ad alta voce, invitandolo a stare al suo posto.
Prende il biglietto e uscendo lungo la file mi urla “qui tra noi due c’è un folle” e io gli rispondo “certo”. Finalmente arriva il mio numero, spedisco e pago il mio pacco. E’ l’una e trenta, quelli dietro di me sono ancora in fila, compreso il giovane che aveva cercato di superarmi e il giovane “ciuffo rosso” che aveva cercato di superare chi mi veniva dopo.
Mi sono calmata, ma vorrei restituire l’offesa. Cammino lungo la linea che indica l’uscita, tengo alta la testa guardando lungo la direzione del “ciuffo rosso” per cogliere il suo sguardo. Davanti a lui la quarantenne bionda che mi guarda sorridendo.
Il “ciuffo rosso” invece ha le braccia conserte. Le mani chiuse sotto le ascelle e guarda ostinatamente per terra disegnando con il piede un disegno che solo lui vede. Sembra che non voglia proprio incontrare il mio sguardo che continuo a tenere fermo sulla sua faccia mentre lui continua a guardare per terra. Non è un simbolo di euro quello che disegna. Ma chi se ne frega. Il suo sguardo per terra ha un valore. Non è forse, anche se controvoglia, un segno di rispetto???
Sabato, 11 giugno 2022
In copertina: immagine di Michael Fuchs/Pixabay