Come aggirare l’obsoleta e lenta burocrazia italiana?
di Laura sestini
Chi ha deciso negli anni scorsi di attivare lo SPID – Sistema Pubblico di identità Digitale – per necessità burocratiche o fiducioso dei servizi online, non sempre è riuscito ad acquisire l’identità elettronica in maniera facile. Questo può esser dipeso da più fattori, di cui spesso il più problematico rimane la scarsa connessione Internet in molte aree del territorio italiano. A questa causa si aggiunge un altro importante elemento, ovvero che, spesso, se si ha un inghippo qualsiasi nella procedura da seguire online, gli Enti abilitati a rilasciare l’autenticazione SPID – hanno un servizio clienti che reindirizza all’assistente digitale, volenterosa certo – normalmente ha un nome femminile – ma i cui algoritmi non sempre sono dettagliatamente istruiti; oppure è possibile interloquire con assistenti telefonici, persone fisiche, con cui non sempre è facile spiegarsi, per l’inesperienza dell’utente medio. Se poi qualcuno decidesse di usufruire del servizio gratuito SPID di Poste Italiane e si recasse fisicamente ad uno sportello nazionale, talvolta l’incontro con l’impiegato di turno potrebbe addirittura rivelarsi grottesco.
Con buona pazienza, giunti alla conclusione della trafila burocratica online per ottenere l’identità digitale SPID, finalmente si può godere di alcuni benefici, durante i lockdown averlo è stato utilissimo, beninteso che sia anche necessario avere dimestichezza con lo smartphone per confermare con codici Otp – generati all’occasione con la App dell’Ente fornitore – che sia davvero nostra, di noi terrestri in carne ed ossa, quella specifica identità digitale che ci ha smaterializzato fisicamente e ci ha permesso di essere “presenti” comunque con il nostro avatar allo sportello dell’Agenzia delle Entrate, della segreteria universitaria, dell’ente sanitario, o necessario per votare online.
Tra le tante (assurdità) che hanno dovuto udire le orecchie degli Italiani, via etere e digitale terrestre, nei recenti discorsi del Governo Meloni, troviamo anche l’idea di abolire lo SPID, proposta paventata dal sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, in cambio della carta di identità elettronica – CIE – documento unico di identità personale già in uso in alcuni Stati europei.
Come riporta l’Agenzia per l’Italia Digitale, le identità SPID finora rilasciate raggiungono quota 33,5 milioni; gli enti pubblici accreditati sono 12.624, mentre quelli privati sono 151, mentre continua a crescere il numero di cittadini che utilizza l’identità digitale per accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione.
Nel 2022 gli accessi tramite SPID hanno superato il miliardo, quasi raddoppiando quelli del 2021, che ne aveva registrati 570 milioni. Oltre 6 milioni di identità sono state rilasciate nel corso dell’ultimo anno, raggiungendo i 33,5 milioni.
Cresce anche il numero delle PA che hanno attivato l’autenticazione ai servizi online tramite SPID, che sale di 3.207 unità rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 12.624, e il numero degli enti privati, che passano da 83 a 151.
Sul sito dell’Agenzia delle innovazioni vengono specificate le differenze da i due documenti SPID e CIE ….più volte è stato spiegato su queste pagine, come SPID e CIE non sono la stessa cosa, non nascono da un’identica esigenza e hanno regolamentazioni coincidenti solo in alcune parti e, non è affatto scontato che una CIE priva degli attuali difetti sarebbe un perfetto sostituto di SPID. SPID nasce infatti come sistema federato di identità elettronica, gestito alla pari, da soggetti pubblici e privati. Il fatto di essere federato vuol dire che non si crea un grande archivio centrale delle identità in mano allo Stato o a privati: le identità sono in mano a tanti singoli gestori dell’identità e nessuno ne ha l’archivio completo. Inoltre, se un fornitore non ci soddisfa, possiamo passare a un altro. Nemmeno è vietato – come invece avviene per la CIE – avere più di una SPID: si possono avere tante SPID diverse, presso gestori dell’identità diversi, cosa che certamente mostra come il sistema abbia una elevata resilienza e sia pensato per garantire la più ampia tutela della riservatezza.
Se anche lo SPeeD non fosse un modello di perfezione e di velocità di burocrazia digitale, comunque in qualcosa funziona egregiamente, quindi perché volerlo eliminare tout-court? Forse meriterebbe, ancor prima, perfezionare la carta di identità elettronica per i suoi punti critici, e pure il suo rilascio, tuttora un po’ controverso. Chi si ritrova ancora nel portafoglio la carta di identità cartacea (la mia scadrà nel 2027), non può richieder la digitale fino a che la prima sia in corso di validità. Se è vero che per viaggiare è ovunque valido e utile il passaporto, muoversi nello spazio Schengen non reclamerebbe la sua necessità, che al contrario potrebbe essere sostituito con una più smart carta di identità digitale, sia per il porta-documenti che nelle verifiche dove necessarie. Ma la legge impone di tenersi il documento cartaceo fino alla deadline a meno che, “sbadatamente”, non finisca in lavatrice insieme ai jeans usati in viaggio e quindi non più utilizzabile.
Nel Belpaese gli ostacoli alla digitalizzazione utile allo snellimento della burocrazia, ed alla produttività – argomento con cui da anni la politica nostrana si riempie la bocca – sono dietro ogni angolo: dove sta l’inghippo?
Gli Italiani sanno perfettamente che in l’Italia ci sono da sempre più velocità parallele, non solo tra Nord e Sud, a cui si possono includere anche gli altri punti cardinali, ma soprattutto di politiche e di governo: se talvolta c’è un momento di “lucidità” dove si fa un piccolo passo in avanti, ecco che con i cambi di maggioranza, improvvisamente si può tornare indietro anche di anni.
https://www.spid.gov.it/domande-frequenti/#cose-spid
Sabato, 17 gennaio 2023 – n° 2/2023
In copertina: logo SPID – Immagine grafica AgID, Agenzia per l’Italia Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri