Uefa e Adidas: il coraggio di schierarsi contro
di Laura Sestini
Lungi dall’aver bisogno della nostra pubblicità, Adidas – multinazionale di abbigliamento sportivo con sede in Germania – oltre a essere la seconda azienda mondiale del settore per volume di affari, si è dimostrata avere dei valori etici consapevoli e ben saldi.
Infatti, in seguito ad alcune affermazioni sui social da parte di Nurlan Ibrahimov – responsabile della comunicazione della squadra di calcio di premier league Qarabağ Futbol Klubu, con sede a Baku in Azerbaijan – Adidas, quale brand principale delle uniformi della società sportiva, ha deciso di recidere i legami economici che intratteneva con la stessa, a causa delle frasi di incitamento all’odio e alla violenza nei confronti del popolo armeno.
Alla cronaca dei fatti, Adidas conferma – il 6 novembre 2020 – di aver posto fine ai rapporti con la società calcistica, sollecitata da un post in cui si giustifica il genocidio armeno del 1915 e si esortano gli azeri a uccidere tutti gli armeni: “Dobbiamo uccidere tutti gli armeni – bambini, donne e anziani. Dobbiamo ucciderli senza fare distinzione. Nessun rimpianto. Nessuna compassione” (così come pubblicato sul profilo personale di Nurlan Ibrahimov).
Per lo stesso motivo, era stata avviata da una donna armena – Liza Y. di New York – una raccolta firme sulla piattaforma di petizioni Change.org. La donna ha chiarito che la sua azione era in risposta alle affermazioni di Ibrahimov, facendo queste ultime, a loro volta, eco alle parole di Talaat (Mehmed Talat Pascià – Ministro dell’Interno dell’Impero Ottomano che contribuì all’organizzazione del genocidio degli Armeni nel 1915, n.d.g.) di un secolo fa e, essendo lei stessa madre, leggendo un post che invitava all’uccisione di bambini, non poteva semplicemente rimanere a guardare.
Nel testo della petizione si può leggere:
“La dichiarazione di Ibrahimov arriva sulla scia della guerra tra Azerbaijan e Armenia del 27 settembre 2020. A oggi, l’Azerbaijan (sostenuto dalla Turchia e dai mercenari siriani) continua a bombardare civili, prendendo di mira chiese, scuole e ospedali. Usando munizioni a grappolo e, più recentemente, usando bombe al fosforo bianco per bruciare le foreste nell’Artsakh, vicino alle comunità civili. Questi crimini di guerra sono una violazione del diritto internazionale e costituiscono crimini contro l’umanità.
L’Azerbaijan e la Turchia stanno compiendo un secondo genocidio armeno in Artsakh dopo che i loro dittatori fascisti hanno chiamato a “finire” ciò che i loro “antenati hanno iniziato”, riferendosi al genocidio armeno del 1915 in cui 1,5 milioni di armeni furono massacrati dall’Impero Ottomano, l’odierna Turchia. Le dichiarazioni di Ibrahimov confermano senza rimpianti l’intenzione dell’Azerbaijan e della Turchia di distruggere tutti gli armeni incitando all’omicidio di tutti gli armeni – donne, bambini e anziani“.
Anche la UEFA – l’Unione Europea delle Federazioni Calcistiche Europee – ha imposto una squalifica provvisoria a Ibrahimov, impedendogli di prestare servizio, a qualsiasi titolo, nel settore calcistico dichiarando: “Nurlan Ibrahimov, è temporaneamente bandito dall’esercizio di qualsiasi attività legata al calcio con effetto immediato fino a quando l’Organo Disciplinare, Etico e di Controllo UEFA non deciderà sul merito del caso”. L’UEFA ha accusato Ibrahimov di condotta discriminatoria (Art. 14 (1) del Regolamento Disciplinare UEFA) e di aver violato le regole di base alla condotta etica – Art. 11 (2) (b).
Due pesi, due misure. Lo stesso esito, ossia la condanna, non si ebbe nel 2018, nonostante le numerose campagne di denuncia, sulla 101° partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme, su cui Limes scriveva: “Così la corsa diventa uno strumento della battaglia per Gerusalemme. La cui sensibilità e centralità nella competizione per accaparrarsi spicchi di Terrasanta è stata riprovata dalla decisione del Presidente Usa Trump di riconoscerla come capitale d’Israele. E dalla quale il Giro prende il via con una cronometro di 9,7 chilometri attraverso alcuni dei luoghi chiave del potere dello Stato ebraico, come il parlamento, la Knesset, a metà percorso”.
https://www.change.org/p/adidas-fifa-uefa-drop-azerbeijan-football-club?signed=true