A Natale puoi: immaginare una rivelazione laica e la nascita di un futuro nuovo
di Giorgio Scroffernecher
Poco più di duemila anni fa, in un luogo arido per le caratteristiche del terreno e per la durezza dei cuori di chi lo abitava, è successo un fatto straordinario.
Era la fine dell’anno solare, un anno doloroso perché molti si erano ammalati di una malattia sconosciuta che toglieva il respiro. Anche chi non si era ammalato pativa di respiro corto e questo accorciava la lunghezza delle idee e delle speranze. Tutti vedevano solamente il lato ostile del prossimo e, a loro volta, diventavano ostili al prossimo che veniva accusato di essere causa di tutti i mali, di tutto il dolore di tutti.
Quella notte di luna nuova il vento veniva da est ed era pulito come il cielo che scintillava di stelle.
Maria, per via dei segnali del suo corpo ma ancor più della sua intuizione, sapeva che era giunto il momento in cui il suo gravame si sarebbe trasformato in una vita, luminosa come una stella e come l’amore di un giovane pastore di nome Lucio che una mattina di primavera l’aveva presa su un bel prato di erba fresca e fiori profumati.
Giuseppe, il marito, era un artigiano anziano, buono e saggio. Aveva accettato di sposare quella fanciulla giovane e bella perché prima lei faceva una vita grama in una famiglia piena di brutti sentimenti e comportamenti. Lui sapeva bene che non sarebbe mai stata davvero la sua sposa, ma la cosa non era così importante come il fatto di offrir lei custodia sicura di quella luce che le faceva brillare gli occhi, come di chi deve vivere un destino speciale.
Quella notte tutto sembrava allinearsi in pensieri semplici e gesti naturali, come dettati da un sapere che nel profondo tutti conoscevano, ma non frequentavano più da tanto tempo.
Così, il dolore delle doglie venne distratto dall’arrivo – proprio sopra la tettoia del piccola casa dove la coppia viveva – di una luce meravigliosa come di una stella cometa posata lì a risplendere per qualche ora, per dare luce a oriente…
Giuseppe e tutti gli animali che vivevano con loro erano stretti intorno al grembo di Maria. Nella prima parte della notte erano arrivati anche alcuni uccelli notturni, un barbagianni, un gufo reale, un assiolo che col suo suono ritmava delicatamente gli eventi. Poi, con la luce della cometa, arrivarono anche gli uccelli diurni, un cardellino, una coppia di cinciarelle, un gruppo di codibugnoli giocosi, un usignolo col suo canto delizioso.
La creatura stava per nascere quando la luce sulla tettoia aveva già richiamato decine di persone e in seguito anche dei signori che venivano da tanto lontano con doni e giusti sentimenti.
A un certo punto i gemiti della giovane Maria finirono con un grande respiro e un pianto molto musicale di Maria e di Giuseppe. Tutti gli animali zittirono e poco dopo si udì forte il meraviglioso pianto della neonata che fece sgorgare lacrime e sorrisi sui volti delle tante persone che erano là fuori.
La porta si aprì poco dopo. Proprio sull’uscio c’era Lucio, il giovane pastore. Il vecchio gli sorrise e lo invitò ad entrare, mentre lui se ne usciva a condividere la sua felicità con gli astanti.
Poi, dopo uno sguardo largo, un lungo silenzio e un sospiro tanto lungo che sembrava non finire mai, Giuseppe disse:
«Questa creatura è importante per noi e lo sarà per il mondo intero.
E’ una femmina!
Il suo nome detto questa notte mette già paura.
Sarà diversa, bella come una stella, Si chiamerà Futura!»
Sabato, 25 dicembre 2021 – n° 47/2021
In copertina: foto di Bessi/Pixabay