domenica, Dicembre 22, 2024

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Sulle orme dell’omicidio Khashoggi

Gli Usa desecretano i documenti, Mohamed Bin Salman rifiuta le accuse

di Laura Sestini

È nella natura dell’uomo rifiutare accuse, o argomentazioni che mettano in cattiva luce la propria persona, ed è altrettanto ovvio che Mohamed Bin Salman – MBS, il principe ereditario saudita – neghi di essere il mandante dell’orrendo omicidio a carico di Jamal Khashoggi, avvenuto il 2 ottobre 2018 nell’ambasciata saudita a Istanbul, in Turchia.

Il giornalista saudita si era rifugiato da tempo negli Stati Uniti – come esule volontario – proprio a causa delle minacce dovute ai disaccordi ideologici con Mohamed Bin Salman, di cui scriveva nei suoi articoli, sia in patria sia, in seguito, sul rinomato Washington Post.

Già un paio di mesi fa avevamo fatto delle comparazioni sulle analogie degli omicidi Regeni/Khashoggi https://www.theblackcoffee.eu/regeni-khashoggi-un-unico-copione/ e, quindi, ciò che aveva anticipato nei giorni scorsi il neo-Presidente Biden – puntando il dito contro il principe saudita – non ci coglie di sorpresa.

Riprendendo dal nostro articolo di cui sopra, ritrascriviamo ancora una volta qualche dettaglio degno di nota a proposito del caso Khashoggi: “ La vicenda e le indagini hanno percorsi contorti, con continui tentennamenti della reggenza saudita a collaborare fattivamente, ma a luglio 2020 a Istanbul vengono finalmente processati una ventina di imputati, legati alla vicenda; mentre a settembre – a Riyadh – sono sottoposti a processo otto imputati, condannati per omicidio da tre a vent’anni – eludendo la pena di morte prevista per questo reato, a seguito del perdono della famiglia Khashoggi schierata contro la pena capitale. I condannati appartengono tutti – come previsto dal copione – a reparti delle forze di sicurezza saudita”. Ovvero – potremmo aggiungere con le nuove informazioni – unità dipendenti dal regime saudita, che hanno contribuito fattivamente all’omicidio e alla sparizione del corpo del giornalista, ancora non rinvenuto.

MSB in nessun caso si sarebbe sporcato le mani di sangue, o avrebbe sporcato il candido kandura/dishdash/thawb – termine che cambia secondo la Regione – ossia il tradizionale abito maschile dei Paesi del Golfo. E infine – da appassionati di thriller – ogni indizio sembrava indicare nella sua direzione. La vicenda, in ogni caso, ha davvero molte pieghe e contropieghe, seppure fin qui non abbia provocato grande suspence per gli appassionati di ‘film gialli’, poiché il copione ci è parso da subito un po’ troppo datato – e scontato.

Quello che, al contrario, sorprende – e ne scriveremo nelle prossime settimane, dopo aver letto attentamente i documenti resi pubblici dagli Stati Uniti – e al momento sembra essere il vero scoop nella cronostoria della terribile vicenda, è la mossa di Biden, ossia l’aver deciso di desecretare tali documenti. Le future reazioni saudita e globali si prevedono in ambito geo-politico, sebbene il caso rimarrà in mano alle investigazioni internazionali, e le prove saranno tutte da rivedere.

Piuttosto, ancora non sono chiare le intenzioni di Joe Biden nei confronti dell’Arabia Saudita: appena eletto ha tolto di mano i giocattoli da guerra a MBS, rivedendo gli accordi sulle vendite di armi usate per la lunga guerra in Yemen. Poi, giusto prima di desecretare le indagini della Cia sulla vicenda Khashoggi, ha dialogato con il Re saudita Salmān bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd – l’anziano padre di MBS – e, ovviamente, tale scambio è rimasto segreto.

Infine, la vicenda Yemen riguarda da vicino anche la questione Iran – il nemico pubblico N° 1 di Trump e del suo partner israeliano, Netanyahu. Non solo la guerra in Yemen, bensì la questione del nucleare che il Paese degli Ayatollah – sostenitore dei ribelli yemeniti Houti – sta sviluppando. Tema sul quale Trump aveva sospeso la mediazione.

Sabato, 27 febbraio 2021 – n° 5/2021.

In copertina: Hatice Cengiz, la fidanzata di Jamal Khashoggi durante una manifestazione. Immagine IP3Press ©A. Morrisard.

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