Per le consegne forzate utilizzato un aereo da trasporto tipo CASA-235
traduzione di Laura Sestini
Nota di traduzione: per *rendition si intende, soprattutto negli Stati Uniti, la pratica di inviare di nascosto un criminale o un sospetto terrorista – per essere interrogato – in un Paese straniero con regole meno rigorose circa il rispetto dei diritti umani dei prigionieri. In questo caso, e in altre decine di rientri forzati, la Turchia si reca direttamente sul posto per sequestrare arbitrariamente coloro che ritiene i propri nemici.
L’organizzazione nazionale di intelligence turca (Milli İstihbarat Teşkilatı, o MIT) ha operato un volo di consegna segreta e ha avviato una sessione di tortura sull’aereo spia, dopo aver rapito un cittadino turco, critico nei confronti del Presidente Recep Tayyip Erdoğan, dal Kazakistan; sottoponendo successivamente la vittima a ulteriori violenze e abusi in un black site vicino all’aeroporto di Ankara Esenboğa. Tutto ciò sarebbe stato rivelato da alcuni documenti del tribunale di Koaceli, ottenuti dalla testata giornalistica Nordic Monitor.
Testimoniando presso la 5a Alta Corte penale di Kocaeli il 3 aprile 2018, Zabit Kişi – insegnante di scuola elementare di 48 anni – ha raccontato ai giudici di essere stato picchiato sull’aereo – durante il volo di tre ore da Almaty, in Kazakistan, fino ad Ankara – dopo essere stato rapito.
La vittima ha riferito che gli agenti hanno iniziato a colpirlo alla testa e ai genitali mentre era bendato e ammanettato da dietro ed essere svenuto per i colpi che ha ricevuto alla testa; nonostante ciò, l’abuso è andato avanti dopo che un membro del team del MIT ha controllato per assicurarsi che avesse ancora il polso.
La biancheria intima dell’insegnante era inzuppata di sangue dai calci ai genitali ricevuti sull’aereo. Per giorni ha visto sangue nelle urine a causa delle percosse. Quando l’aereo è atterrato, è stato portato al sito nero dell’agenzia di intelligence vicino all’aeroporto di Ankara Esenboğa e rinchiuso in un piccolo container per 108 giorni, durante i quali è stato sottoposto a torture, abusi sessuali e altri trattamenti violenti.
L’insegnante ha deciso di portare la sua famiglia in Kirghizistan, dove aveva lavorato in passato, con la speranza di trovare un lavoro dopo essere rimasto disoccupato in Turchia a dicembre 2015. Un giro di vite del governo turco sulle scuole gestite dal movimento Gülen, un gruppo molto critico nei confronti del presidente Erdoğan, lo ha indotto alla disperata ricerca di un lavoro all’estero. Quindi, lui e la sua famiglia sono saliti a bordo di un aereo per Bishkek dall’aeroporto Sabiha Gökçen di Istanbul.
Durante la sua assenza dalla Turchia, le autorità hanno emesso un mandato d’arresto nei suoi confronti – a seguito del fallito colpo di stato del 15 luglio 2016 – sulla base di accuse di collegamenti a presunti ammiragli golpisti del comando navale di Gölcük. Dette accuse sono state poi verificate e trovate infondate durante il controinterrogatorio in tribunale, poiché né gli ammiragli conoscevano lui, né viceversa.
Il calvario di Kişi è iniziato con la detenzione in Kazakistan per irregolarità riguardo allo status di immigrato, ovvero quando si è recato da Bishkek ad Almaty. Il tribunale kazako gli ha ordinato di tornare in Kirghizistan, dove viveva la sua famiglia e aveva la residenza. Il 30 settembre 2017 si è quindi recato in aeroporto con il suo avvocato per le procedure di espulsione da Almaty, in attesa del volo per Bishkek. Durante i controlli di sicurezza, al suo avvocato è stato vietato di accompagnarlo.
Una volta solo è stato nuovamente arrestato e rinchiuso in una stanza da dove ha sentito i funzionari dell’aeroporto parlare di un aereo che, dalla Turchia, sarebbe atterrato presto per prenderlo. Il team del MIT lo ha prelevato, poi, con la forza dall’aeroporto e l’ha fatto salire su un aereo che l’uomo ha descritto come ‘dipinto con un motivo mimetico’. La sua descrizione suggerisce che l’aereo era molto probabilmente uno dei nove aerei da trasporto Casa CN-235 gestiti dall’aeronautica militare turca e, apparentemente, prestato all’agenzia di intelligence per il rapimento.
Un minivan lo ha prelevato dopo l’atterraggio all’aeroporto di Ankara per portarlo in un luogo di tortura a circa cinque minuti di distanza dall’aeroporto, dove è stato gettato in quello che l’uomo ha descritto come un container. Qui è stato sottoposto a torture e abusi per oltre tre mesi. Il container di tre metri quadrati non aveva finestre e lui poteva a malapena muoversi. “Era come una tomba per me” – ha ricordato. “Come mia unica via di fuga, immaginavo la morte. Non avrei mai creduto che la morte potesse sembrare così piacevole“.
Gli ufficiali del MIT lo hanno spogliato, sbattuto contro la parete, hanno tentato di sodomizzarlo con un oggetto duro ed elettrizzato, gli hanno schiacciato le dita dei piedi e hanno minacciato di ucciderlo. La vittima non ha avuto accesso a un rappresentante legale, o ad altri contatti con il mondo esterno.
Le trascrizioni dei verbali del tribunale mostrano che il Presidente dello stesso, Yusuf Sevimli, non fosse soddisfatto di ciò che aveva sentito durante l’udienza, indicando all’imputato di concentrarsi sulla sua difesa piuttosto che sulla tortura e sugli abusi che aveva subito per mano degli agenti del MIT.
Essendogli stato vietato di descrivere in tribunale il suo calvario per intero, Kişi, in seguito, ha scritto una lettera di otto pagine, in data 12 luglio 2018, spiegando in dettaglio come abbia sopportato la tortura per 108 giorni. Inoltre, ha presentato più denunce penali all’ufficio del Pubblico Ministero e al tribunale chiedendo la condanna degli agenti che lo avevano torturato.
La lettera, pubblicata per la prima volta da Bold Medya, mostra come le sue suppliche siano rimaste inascoltate e che le autorità turche non hanno intrapreso alcuna azione al riguardo.
Durante la sua prigionia, i torturatori di Kişi gli hanno suggerito di accettare la falsa confessione che avevano preparato, avvertendolo che, altrimenti, la tortura sarebbe continuata fino alla sua morte.
Durante le sessioni di tortura, il motto era: “Qui siamo il giudice e il pubblico ministero. Non ci sono nè avvocati, né polizia. Puoi uscire di qui solo accettando quello che ti diciamo” – ha scritto Kişi nella sua lettera.
Alla vittima non è stato permesso di fare il bagno per mesi e solo quando ha iniziato a puzzare in maniera insopportabile, gli agenti del MIT gli hanno permesso di fare una doccia. Le violenze, invece, sono andate avanti anche durante la toeletta tantoché i suoi torturatori ne hanno abusato sessualmente mentre era sotto la doccia e lo hanno lasciato nudo, al freddo, per un tempo indeterminato.
“Come se la tortura non fosse abbastanza – continua nella sua memoria Kişi – hanno persino minacciato di fare del male a mia moglie e ai miei figli all’estero, dicendo che avrebbero assunto alcune persone, trasformando i miei familiari in prostitute, rapendoli e sottoponendoli alla mia stessa prova”.
I torturatori hanno anche minacciato di perpetrare estorsioni a carico dei suoi genitori di 75 anni che vivono ancora in Turchia.
Kişi non era l’unica persona nel black site dell’intelligence turca. “Durante i periodi in cui sospendevano le torture, ho potuto sentire le grida di persone che venivano torturate e paralizzate in altre celle” – ha ricordato.
Sebbene avesse problemi di salute già prima del rapimento, gli agenti del MIT non si sono preoccupati di ascoltare le sue proteste riguardo agli stessi e, anzi, hanno infierito maggiormente sapendo che il dolore sarebbe stato aumentato dalle precedenti condizioni sanitarie.
Kişi avrebbe riferito ripetutamente ai suoi torturatori di aver subito un intervento chirurgico per istiocitosi a cellule di Langerhans, di essere stato sottoposto a chemioterapia, di avere una necrosi vascolare della testa del femore e un’abrasione alle ginocchia, e di soffrire di pneumotorace. Tutte le sue suppliche sono cadute nel vuoto. Durante il periodo di carcerazione e torture, Kişi ha perso 30 chili.
Apparentemente soddisfatti del lavoro brutale che ha distrutto la vittima e l’ha costretta a portare avanti la storia da loro inventata, gli agenti del MIT hanno finalmente deciso di consegnarlo alla polizia, evitanto però di lasciare alcuna traccia cartacea. Bendato e incappucciato, l’uomo è stato consegnato alla polizia al tribunale di Ankara alle 19.20 del 18 gennaio 2018. Gürhan Murat Tekin, il Pubblico Ministero in servizio notturno, ha ordinato alla polizia di accettare la sua dichiarazione e l’uomo è stato processato come se si fosse presentato da solo per costituirsi e confessare i presunti crimini. Ha, quindi, trascorso 12 giorni in stato di custodia, sotto la sorveglianza del capo dell’antiterrorismo Ibrahim Bozkurt e della sua squadra – Selim Ejder Gül, Onur Sağlam, Oben Özay e Özkan Savaş.
Minacciato e sottoposto a pressioni, Kişi ha dovuto firmare la dichiarazione dettata dalla polizia il 30 gennaio 2018. In un’udienza in tribunale, ad aprile, il suo avvocato, Murat Altun, ha detto di essere stato presente quando il suo cliente ha firmato la dichiarazione, notando che gli atti precedentemente scritti erano stati dettati, tali e quali, così come la sua dichiarazione. Quando ha chiesto cosa stesse succedendo, il suo cliente gli ha risposto che la sua vita era in pericolo e che doveva firmare qualunque cosa gli fosse presentata dalla polizia.
Al contrario, durante l’udienza in tribunale, Kişi ha ritrattato tutte le dichiarazioni rilasciate sotto tortura e ha presentato molteplici denunce contro gli autori. Nessuna denuncia è stata esaminata dalle autorità turche, che stanno adottando la tortura e l’abuso dei detenuti politici come pratica – in maniera sistematica e deliberata.
Sebbene le autorità turche si siano rifiutate di riconoscere il rapimento di Kişi dal Kazakistan, il suo avvocato ha presentato alla Corte documenti che dimostrano che il governo kazako ha ufficialmente ammesso che Kişi è stato inviato ad Ankara il 30 settembre 2017.
I contenuti del registro di perquisizione e sequestro della polizia – quando Kişi è stato processato alla stazione di polizia il 1° gennaio 2018 – testimoniano quali fossero i suoi effetti personali al momento del rapimento in Kazakistan. Il report elenca un bagaglio a mano con vestiti, un telefono, un tablet Amazon Kindle e il suo passaporto, oltre a 30.500 tenge, la valuta del Kazakistan, in vari tagli e 500 dollari in banconote da 100.
Alla fine del processo farsa, Kişi è stato giudicato colpevole e condannato a 13 anni di carcere con l’accusa di colpo di stato. L’uomo è uno tra i 100 cittadini turchi legati a Gülen, che sono stati riportati in Turchia a mezzo di consegne extragiudiziali effettuate dai servizi segreti turchi.
Articolo tradotto dall’originale di Abdullah Bozkurt https://www.nordicmonitor.com/2020/09/turkish-intelligence-agency-mits-secret-rendition-flight-and-black-torture-site-exposed/
In copertina: Aereo-cargo modello CASA- CN235 in dotazione alle Forze Armate turche.