Indagata la moglie di un alto funzionario dello Stato ‘promosso’ da Salvini
di Ettore Vittorini
Appena la Procura di Foggia ha reso pubblici i risultati delle indagini sullo sfruttamento di decine e decine di braccianti extracomunitari nel “Tavoliere” delle Puglie, il leader della Lega Matteo Salvini si è subito precipitato a lanciare le solite accuse di inefficienza alla ministra degli Interni Luciana Lamorgese. Ma in questo caso ha fatto la figura ridicola di un pessimo attore che ha imparato a memoria la sua particina e l’ha ripetuta nella scena sbagliata.
Purtroppo non c’è molto da ridere perché la vicenda riguarda l’uso da parte di alcune aziende agricole del caporalato e la schiavizzazione dei lavoratori che raccolgono pomodori, frutta e altri ortaggi, pagati con pochi Euro per una giornata di 10-12 ore. Aumenta la gravità del caso il coinvolgimento con avviso di garanzia e dimora obbligata della signora Rosalba Bisceglia Livreto, imprenditrice agricola e comproprietaria della grande tenuta di famiglia “Sorelle Bisceglia” – posta ai piedi del Gargano – che comprende uliveti, frutteti, frantoi e un complesso di agriturismo.
La notizia non finisce qui perché a renderla più sorprendente è il fatto che la signora Rosalba è la moglie del Prefetto Michele Di Bari, sino a pochi giorni fa Capo dipartimento Immigrazione e Libertà civili del ministero degli Interni. Il funzionario, estraneo ai fatti accaduti, si è subito dimesso proclamando l’innocenza della moglie. E qui scatta la nota comica che coinvolge Salvini: l’alto funzionario aveva ricevuto quell’incarico dal capo della Lega quando era ministro degli Interni, oggi grande censore di Luciana Lamorgese.
Di Bari, in precedenza prefetto di Reggio Calabria, si era duramente opposto ai metodi umanitari di accoglienza dei migranti dell’allora sindaco di Riace Mimmo Lucano, poi arrestato e condannato a pene severissime. Il comportamento del prefetto ottenne il plauso di Salvini che lo promosse a quel posto strategico del ministero. Tra i tanti incarichi del nuovo lavoro gli spettava combattere il fenomeno del caporalato e quindi ordinare controlli anche tra le tante aziende agricole pugliesi. Inoltre, molto stimato nella provincia di Foggia, è anche consigliere di amministrazione dell’Ospedale di San Giovanni Rotondo di proprietà dell’Opera Padre Pio e del Vaticano.
L’inchiesta della Procura – chiamata “Terra Rossa” – ha portato a cinque arresti e a undici indagati tra i quali la signora Rosalba. L’azienda di cui è socia, secondo l’accusa si sarebbe servita del lavoro di decine di immigrati pagati a 5 Euro per cassone riempito di pomodori o altri prodotti. I braccianti erano obbligati dai caporali a dire che percepivano 65 Euro al giorno per 7 ore di lavoro. Invece ne ricevevano 25 e dovevano darne cinque per il trasferimento con un furgone e altrettanti per i caporali.
Per evitare i controlli dei carabinieri sarebbero state utilizzate false buste paga e fotocopie di assegni mai versati. Secondo la magistratura sarebbe stata la signora Rosalba a trattare direttamente con i caporali – tra i quali due africani, adesso in carcere – e ad occuparsi delle buste paga.
Lo sfruttamento dei braccianti in Puglia dura da secoli e neanche l’Italia repubblicana e democratica è riuscita a debellarlo; spesso non lo ha voluto per compiacere i latifondisti che portavano voti ai partiti di governo. I contadini senza terra si radunavano ancor prima dell’alba nelle piazze dei paesi in attesa dei caporali. Questi decidevano chi assumere escludendo i simpatizzanti del PCI e del PSI o seguendo le raccomandazioni dei parroci. Gli “assunti “dovevano recarsi ai latifondi con i propri mezzi, cioè a piedi oppure – i più fortunati – con l’asino o la bicicletta.
Poi con il boom economico e la grande emigrazione verso il Nord, il bracciantato ha cambiato volto: era diminuita la manodopera e alcune aziende erano costrette ad assumere a contratto, altre prendevano “in nero” le mogli e i figli dei contadini emigrati. Infine sono arrivati gli extracomunitari, schiavizzati e senza controlli da parte delle autorità. Nel Tavoliere questi vivono in grandi e fatiscenti baraccopoli come quella di “Borgo Mezzanone” o “Rignano Garganico”.
Il dipartimento guidato dal marito della signora Rosalba, avrebbe dovuto provvedere alla trasformazione di “Borgo Mezzanone” in un sano villaggio di accoglienza. Erano stati stanziati 3,5 milioni di Euro, ma i lavori non sono mai partiti. “Causa Covid”, si dice.
Sabato, 18 dicembre 2021 – n° 46/2021
In copertina: braccianti extracomunitari durante la raccolta dei pomodori – Foto da Melting Pot Europa