lunedì, Dicembre 23, 2024

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Trump concede la grazia ai mercenari della ex Blackwater Worldwide

Liberi gli autori della strage di civili in Nusoor Square a Baghdad nel 2007

di Laura Sestini

Donald Trump, come da protocollo presidenziale a fine mandato, nei giorni passati ha perdonato circa 40 persone, tutte legate al proprio entourage di sostegno e propaganda politica. In realtà, Trump si era già avvalso di tale facoltà durante il proprio mandato – mentre voci di esperti ventilerebbero una sua idea di reiterare tale diritto nei confronti di moglie, figli, e di se stesso, entro la data di scadenza del mandato presidenziale, ossia il prossimo 20 gennaio.

Tra i fortunati beneficiari del perdono di Trump risultano quattro mercenari, in servizio a contratto in Iraq nel 2007, ovvero Nicholas Slatten, Paul Slough, Evan Liberty e Dustin Heard, condannati dalla Corte Federale di Giustizia statunitense a seguito di un’operazione militare da loro compiuta e della quale sono stati i principali artefici.

In breve, a settembre 2007, mentre le forze armate statunitensi sono dispiegate nell’invasione dell’Iraq, in seguito alla II° Guerra del Golfo, tra gli innumerevoli episodi di violenza perpetrati dall’esercito regolare Usa a carico dei civili iracheni – divulgati da WikiLeaks attraverso gli Iraqi war logs – si rilevano diversi abusi a opera dei contractor mercenari dell’agenzia statunitense Blackwater Worldwide.

Utilizzati nei conflitti in tutto il mondo (basti citare i contractor Wagner nell’ambito dell’attuale operazione militare russa in Libia), i mercenari militari a contratto sono generalmente ex-militari di carriera, inviati al seguito degli eserciti regolari. Gli stessi, spesso impiegati per le operazioni ‘più sporche e rischiose’ – tra le quali possiamo citare le ‘missioni’ turche in Siria del Nord portate avanti per conto di Instanbul dai miliziani del National Syrian Army – diminuendo le perdite dei militari regolari, che possono creare malcontento nei Paesi d’origine e pressioni dell’opinione pubblica nei confronti dei governi (come accadde per la Guerra in Vietnam dalla quale molti veterani tornarono afflitti da stress post traumatico oppure invalidi), permettono il perseguimento degli obiettivi geopolitici delle potenze coinvolte.

Il 16 settembre 2007, nella trafficata e centrale Nusoor Square a Baghdad, un gruppo di militari dell’agenzia di sicurezza privata Blackwater Worldwide intima di fermarsi a una piccola utilitaria con a bordo una donna e un bambino, a cui si era avvicinato anche un agente della polizia locale – al quale, con ogni probabilità, la signora aveva chiesto informazioni dato che le cronache raccontano di come l’auto stesse procedendo contromano.

Il compito del presidio di sicurezza armato era controllare l’area dove sarebbe dovuto passare, a breve, un convoglio militare Usa. Nonostante l’ordine impartito dai militari, la piccola auto prosegue lentamente la marcia nella loro direzione, e tale azione è valutata dai mercenari come intenzionale e segnale di un potenziale attentato dinamitardo – atti terroristici molto comuni, all’epoca, in Iraq.  Senza ulteriori avvisi il gruppo armato inizia a sparare, uccidendo sul colpo i passeggeri dell’auto e il poliziotto iracheno. Dalla parte opposta della strada gli agenti di sicurezza iracheni, a seguito della sparatoria e dell’uccisione del poliziotto, iniziano a loro volta a rispondere al fuoco. Dalla postazione Usa si lanciano anche granate stordenti – flashbang sound bomb – considerate non letali ma fortemente debilitanti, dato che procurano un accecamento temporaneo causato da un forte bagliore luminoso e la perdita dell’equilibrio per il gran rumore avvertito dagli organi uditivi. In realtà – dalle immagini che circolano, riprese subito dopo il conflitto a fuoco – si notano alcune carcasse di auto bruciate, che fanno pensare che le granate siano state di altro tipo, ossia armi potentemente letali utilizzate contro dei civili disarmati e inermi. Alla fine della sparatoria le vittime saranno 17, tra cui due bambini di 9 e 11 anni, ma nessuno tra i militari della Blackwater, che senz’altro agirono con eccesso di violenza e abuso di armi da fuoco.

La Blackwater Worldwide era allora – e rimane tutt’oggi – un’agenzia tra le più importanti al mondo per la sicurezza privata (sebbene abbia cambiato nome, dopo i fatti del 2007, in Academi); fornitrice di uomini addestrati alla guerra, società in appalto alla sicurezza del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti da numerosi anni – anche a supporto della Cia, l’agenzia di intelligence statunitense.

Il fondatore della Blackwater Worldwide (nel 1997) è Erik Prince, marito della ministra dell’amministrazione Trump, Betsy DeVos, nonché amico del Presidente.

All’indomani della decisione di Donald Trump di concedere la grazia ai quattro mercenari, forte si è levata la voce di coloro che, nella lunga sparatoria (durata almeno 20 minuti), furono feriti gravemente ma che si salvarono. All’indignazione dei cittadini iracheni si unisce quella della comunità internazionale, che considera ingiusto tale provvedimento di grazia e che si appella alla tutela dei diritti delle vittime civili inermi che furono allora mietute.

Tra le testimonianze raccolte in questi giorni – riportata dalla tv statunitense CNN – quella di Hassan Jaber Salman, avvocato che scampò all’attacco insieme al figlio, il quale afferma che: “Anything that moved in Nusoor Square was shot. Women, children, young people, they shot everyone. Trump’s pardon is abusive to the rights of the victims” (Si sparò a qualsiasi cosa che si muovesse in piazza Nusoor. Donne, bambini, persone giovani. Spararono a tutti. Il perdono di Trump viola i diritti delle vittime, t.d.g.). Mentre altre testimonianze, pubblicate dal NYTimes, raccontano che anche un autobus di linea, con oltre 40 passeggeri, fu preso di mira e fu ferita una donna.

Ad aprile 2015, dopo numerose udienze, i quattro contractor (inizialmente erano sei) sono condannati in via definitiva da una Corte Distrettuale Federale. Per omicidio di primo grado Nick Slatten, per omicidio volontario Paul Slough, Evan Liberty e Dustin Heard, mentre Jeremy Ridgeway – che si era dichiarato colpevole di omicidio volontario – ha collaborato con la giustizia in qualità di testimone dei fatti.

Ricordiamo che, al tempo, la Blackwater ha tentato di sostenere, come linea di difesa, che la postazione di sicurezza presieduta dai contractor fosse stata attaccata per prima, tesi rafforzata dagli avvocati difensori in grado di screditare le testimonianze (oltre 70, di cui circa 30 di cittadini iracheni), accusate di essere ‘costruite e calunniose’.

Nel 2019, la Corte d’Appello statunitense ha riaperto il caso di Nicholas Slatten, considerando non valido l’iter giudiziario a suo carico, ma in seguito riconfermando la condanna all’ergastolo. Gli altri imputati sono stati condannati a pene che variano dai 15 ai 30 anni. Al giudizio finale ha contribuito anche un’indagine del Federal Bureau of Investigation (l’FBI) che è arrivata alla conclusione che, tra i 17 civili iracheni uccisi, almeno a 14 si è sparato senza causa alcuna.

A seguito del terribile attacco, le Nazioni Unite hanno pubblicato uno studio che afferma che gli appaltatori privati, sebbene assunti come ‘guardie di sicurezza’, svolgono compiti militari. Il rapporto rileva inoltre che l’uso di appaltatori privati quali Blackwater Worldwide è una ‘nuova forma di attività mercenaria’ – illegale ai sensi del diritto internazionale.

Tuttavia, cita il rapporto, gli Stati Uniti non sono firmatari della Convenzione sui mercenari delle Nazioni Unite del 1989 che ne vieta l’uso. Gli Stati Uniti non sono neanche firmatari del protocollo aggiuntivo del 1977 alla Convenzione di Ginevra del 1949, in cui l’articolo 47 specifica che i mercenari sono civili che “prendono parte direttamente alle ostilità e sono motivati ​​a prenderne parte essenzialmente dal desiderio di guadagno privato”. Il suddetto protocollo delle Nazioni Unite non fa distinzione tra azioni difensive e offensive, ma gli Stati Uniti fanno una tale distinzione, in quanto non considerano le azioni difensive delle guardie di sicurezza come ‘combattimento’ bellico.

Sabato, 26 dicembre 2020

In copertina: alcune delle vittime di Nusoor Square a Baghdad.



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