Le sinistre esultano, la comunità internazionale addita al colpo di Stato
di Laura Sestini
Ecco il colpo di scena, la sera del 25 luglio – 64° anniversario della Festa della Repubblica – il Presidente tunisino Kaïs Saïed dimette il Primo Ministro Hicham Mechichi ed una ventina tra ministri e funzionari, insieme alla sospensione del Parlamento per trenta giorni, appellandosi all’art. 80 della Costituzione.
Due giorni dopo solleverà dall’incarico anche il direttore delle reti televisive nazionali – Mohamed Lassaad Dahech.
Ma non è un colpo di testa quello di Saïed – come si potrebbe essere facilmente indotti a pensare – poiché durante tutta la giornata del 25 luglio in molte città della Tunisia, come ormai da mesi, il popolo tunisino aveva colto l’occasione dell’importante anniversario per scendere in piazza, ed ancora una volta contestare la precaria situazione economica, la disoccupazione, la corruzione politico-economica, nonché la situazione sanitaria dovuta al Covid che registra tuttora alti numeri di contagio ed una lenta e disorganizzata campagna vaccinale; infine la contestazione era diretta alle dimissioni del Governo e a Rachid Ghannouchi, leader del partito islamista moderato di maggioranza Ennahdha, di cui alcune sedi del partito sono state messe a soqquadro o date alle fiamme.
I tunisini sono in disaccordo con il Governo Mechici da molti mesi – ma anche in precedenza a questo attuale – a più riprese, con continue manifestazioni di dissenso che coinvolgono le città maggiori da nord a sud del Paese maghrebino.
Il 2021 celebra anche il decimo anniversario della Rivoluzione del 2011, una rivolta popolare che a causa della vittoria del partito Ennhadha – già per le votazioni del 23 ottobre 2011, le prime libere dopo quasi trenta anni di dittatura di Ben Ali, per l’elezione dell’Assemblea Costituzionale che doveva rimodernare la Carta Costituzionale – si è quasi subito affossata, lasciando la maggioranza dei tunisini più laici e aspiranti ad un paese democratico delusi e perplessi; una Rivoluzione rimasta bloccata dai continui rimpasti governativi – nove in 10 anni – che hanno impedito l’evoluzione politica ed economica della Tunisia, perpetuandone i problemi strutturali, ad oggi maggiormente aggravati dalla pandemia (https://www.theblackcoffee.eu/tunisia-a-10-anni-dalla-rivoluzione/ ).
Responsabile maggiore di questa ‘infermità’ risulta senz’altro il partito di maggioranza Ennahdha di Rachid Ghannouchi – a cui apparteneva anche il silurato Primo Ministro Mechici in carica da settembre 2020 – partito politico islamista moderato che dal 2011 presiede al Parlamento. Unitamente a questo altri gruppi politici islamisti e conservatori sbarrano la strada politico-democratica al rinnovamento del Paese.
A seguito del diniego internazionale ricevuto da Kaïs Saïed per la sua inaspettata mossa politica, denunciata da molti come un vero colpo di Stato, il Presidente tunisino – che già a quattro giorni dalla deposizione del Parlamento ha dato incarico ad interim, in attesa del nuovo Governo, a Ridha Gharsallaoui come Ministro dell’Interno – ha sottolineato che la sua decisione ed azioni erano doverose per riprendere il cammino della democrazia iniziata nel 2011 e che si impegnerà ad applicare la Costituzione con diritti e libertà.
I movimenti laici e di sinistra tunisini esultano, mentre in piazza le contestazioni popolari sono state sostituite da tafferugli tra sostenitori di Ennhadha e oppositori.
Ma chi è Kaïs Saïed? Viene eletto al ballottaggio contro Nabil Karoui con oltre il 72% dei voti ed incaricato alla presidenza della Tunisia il 23 ottobre 2019. Docente di diritto costituzionale all’Università di Tunisi e giurista, non è legato a nessun partito politico ed ha corso per la campagna politica presidenziale in maniera indipendente e con pochi mezzi economici. Poiché il suo maggiore avversario – Nabil Karoui – fu arrestato per evasione fiscale e detenuto per diversi mesi in carcere – per par condicio decise di ritirarsi personalmente dalla propaganda politica, facendosi sostituire dalla moglie, presentando un programma anticorruzione e di denuncia contro il mancato rispetto delle leggi costituzionali.
Non che il suo mandato finora sia stato brillante, ma è pur vero che anche dentro allo stesso Parlamento negli ultimi mesi ci sono stati casi di violenza di deputati islamisti del partito al-Karama, ed altri movimenti similari, nei confronti dei colleghi più democratici, liberali e laici; soprattutto contro le donne parlamentari. Non casi isolati quindi, denunciati anche dalle Nazioni Unite. L’ultima vicenda di violenza entro le mura governative vede vittima Abir Moussi, del Pdl – movimento nazionalista laico – che da quel giorno siede al suo posto di deputata, provocatoriamente ma con giusta causa, con un casco integrale da moto.
Come si risolverà la vicenda politica a breve termine del ‘pugno di ferro’ del Presidente Saïed? Se davvero la Costituzione – come promesso – verrà rispettata ed applicata ed il nuovo Governo riuscirà a far riprendere un cammino consono alla situazione sanitaria ed economica disastrosa del Paese, allora potremmo affermare che la visione di cambiamento e la forzatura politica saranno state giuste; altrimenti la Tunisia scenderà ancora più giù di qualche gradino nella sua corsa al baratro. Non ci sarà da attendere molto per capire come si evolveranno le circostanze. L’urgenza di dare una svolta al Paese è oramai inderogabile.
Nel mentre, una tra le informazioni più controverse e devianti che abbiamo letto in questi giorni è quella che riteneva che dietro alle azioni di Saïed ci fossero influenze del Qatar. Forse chi scriveva non sa che – sebbene il citato Paese del Golfo abbia velleità economiche in Tunisia – non è più un mistero – questo è un Emirato governato dalla legge islamica, ovvero la religione di Stato e il diritto musulmano sono le fonti principali della sua legislazione. Uno tra i Paesi islamici più fondamentalisti al mondo.
Su che rapporti potrebbe avere l’attuale Presidente tunisino con i qatarioti, in questo momento non abbiamo abbastanza fantasia, e forse lungimiranza. Per certo sappiamo che gli emiri sono tra i maggiori finanziatori dei Fratelli Musulmani, movimento politico islamista con cui il Partito Ennhadha e Rachid Ghannouchi flirtano da tempo.
Sabato, 31 luglio 2021 – n° 27/2021
In copertina: il Presidente tunisino Kaïs Saïed – fermo immagine da video