giovedì, Dicembre 26, 2024

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Turchia: è aperta la caccia ai Curdi?

Attacchi alle sedi del Partito HDP e omicidi di civili

di Nancy Drew

Se la violenza verso la minoranza curda in Turchia è da oltre un secolo è palesemente perpetrata in modi – dal divieto della lingua alle violenze fisiche di omicidi più o meno noti, negli ultimi due mesi la situazione è andata man mano aggravandosi. Nell’ultimo episodio volontario di violenza – il 30 luglio, nei pressi della città di Konya – l’intera famiglia Dedeoğulları è stata uccisa a colpi di pistola, tra cui tre donne, da un aggressore – il quarantenne Mehmet Altun, individuato ed arrestato pochi giorni dopo – in base dell’ideologia “Noi siamo nazionalisti, e non vi permetteremo di vivere qui”. Dopo la strage la loro abitazione è stata data alle fiamme. La famiglia era originaria della regione di Kars, nel Kurdistan turco, era stata aggredita e minacciata altre volte, e si era rivolta alle autorità per denunciare i fatti. Konya, dove i membri della famiglia sono stati massacrati, è una città dell’Anatolia centrale.

Responsabilità primaria dell’ondata di violenza diretta a cose e persone che si riconoscono nella politica pro-curda o per appartenenza etnica, è l’aggressiva campagna denigratoria governativa turca verso il partito HDP – Halkların Demokratik Partisi – il movimento politico che raccoglie il voto e le adesioni principalmente dai cittadini Curdi, ed il linguaggio discriminatorio del regime di Erdoğan nei loro confronti.

Secondo i comunicati dello stesso HDP gli ultimi 50 giorni in Turchia sono stati caratterizzati da attacchi non solo politici, ma fisicamente mortali o di ferimento di numerose persone di origine curda. “Gli attacchi mostrano che la repressione sistematica del regime di Erdoğan contro l’HDP e i Curdi si è trasformata in “attacchi mortali” direttamente sul campo. La retorica ostile di Erdoğan e del suo compagno di coalizione – il nazionalista Devlet Bahçeli – contro l’HDP e i Curdi ha spianato la strada ai successivi attacchi dell’ultimo mese”.

Lavoratori stagionali, civili, impiegati, uffici di HDP, niente si salva dalla furia dei razzisti, ultranazionalisti e fascisti, che seguono affezionati i partiti di maggioranza come l’AKP – Adalet ve Kalkınma Partisi – di Recep Tayyip Erdoğan, ma anche MHP – il Partito del Movimento Nazionalista – che a gran voce chiede la chiusura del partito di opposizione HDP.

Il 17 giugno, nel palazzo distrettuale di HDP ad Izmir, un terrorista nazionalista entrato nell’edificio con volontà stragista uccise l’unica impiegata che in quel momento stava lavorando – Deniz Poyraz – la figlia di un membro del partito.

Grande reazione di sdegno hanno avuto tra le persone comuni gli omicidi di Deniz Poyraz e della famiglia Dedeoğulları, scese nelle piazze delle maggiori città in segno di cordoglio e di protesta.

A poco meno di un mese dal precedente – il 14 luglio – un altro attacco per mano armata colpisce l’Ufficio HDP – a Marmaris nel distretto di Muğla – fortunatamente senza danni a persone. L’assalitore – di 28 anni – aveva già attaccato il medesimo ufficio nel 2018 ed azioni legali erano state prese nei suoi confronti, per danno alla proprietà.

Il 19 luglio, alcuni lavoratori agricoli stagionali curdi – tra cui delle donne – sono stati attaccati nella provincia occidentale di Afyon.

“Il regime di Erdoğan è responsabile della repressione sistematica e degli attacchi contro i Curdi e altri popoli che vivono in Turchia. L’ostilità del regime di Erdoğan nei confronti dei non turchi e dei non musulmani – Curdi, Armeni, Ebrei e altri gruppi minoritari – si è intensificata. L’HDP è bersaglio di repressioni e attacchi sistematici da parte del regime di Erdoğan dal 2015. In particolare, i Curdi e altri popoli sono stati presi di mira sin dalla fondazione della Repubblica di Turchia”– queste ancora le parole nei comunicati ufficiali del partito HDP.

Sabato, 7 agosto 2021 – n°28/2021

In copertina: la cerimonia funebre della famiglia assassinata a Konya – Immagine HDP/Bianet

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