La difficoltà delle relazioni umane
di Elisa Ciulli
Intorno a noi ci sono vari tipi di persone e di situazioni, più o meno favorevoli. Ci sono persone che ci amano e che hanno fiducia in noi, ci incoraggiano e hanno piacere di stare in nostra compagnia. Altre che, magari non ce lo dicono chiaramente, ma percepiamo che di noi non hanno molta stima. Altri ancora sembra che, se potessero, ci farebbero anche qualche sgambetto, ovvero nutrono una vera antipatia nei nostri confronti.
Poi ci sono delle situazioni che ci scaldano il cuore e altre situazioni che, anche se non ci coinvolgono direttamente, quasi ci traumatizzano tanta è la violenza che le caratterizza.
Sembra che tutto sia al di fuori dalla nostra vita. Ma a ben vedere tutto ciò che ci circonda in qualche modo rispecchia un aspetto di noi. Cerchiamo di capire cosa significa. Intanto ce lo insegna il Buddismo da oltre 2500 anni, e ce lo conferma la moderna psicologia con gli studi di Anna Freud sui meccanismi di difesa, in particolare la proiezione.
Cos’è la proiezione? Dall’enciclopedia Treccani: la proiezione è un meccanismo di difesa “per il quale il soggetto attribuisce ad altri sentimenti, desideri, aspetti propri che rifiuta di riconoscere in sé stesso”.
Si tratta in ogni caso di una scoperta incredibile perché dunque il macrocosmo nelle sue varie manifestazioni corrisponde a qualche aspetto del nostro microcosmo. È una scoperta che ridimensiona tutto perché ciò che è fuori di noi, nel grande Universo, è come se avesse un posto dentro di noi, nel nostro piccolo, grande essere.
La domanda è: se una persona ci aggredisce psicologicamente o fisicamente e questo è in qualche modo un riflesso del nostro essere ad un livello profondo, come difendersi? Cosa significa? Come possiamo agire? Ok, possiamo riflettere su quella che è la nostra aggressività, su quelli che sono i nostri sentimenti negativi, ma verso chi? Verso gli altri o verso noi stessi? In che modo possiamo agire per migliorare la nostra vita? E per migliorare intendo sì diventare più belli e più buoni, ma anche evitare situazioni di sofferenza.
Una volta che ci siamo resi conto che, ad esempio, l’antipatia immotivata che proviamo verso qualcuno, e che definiamo un’antipatia a pelle, magari è proprio frutto di una proiezione di qualcosa di nostro che non ci piace, che quella persona in qualche modo ci ricorda un aspetto della nostra vita che non abbiamo piacere (o coraggio!?) di guardare. Dopo che si fa? Dovremmo fare l’operazione di spostare lo sguardo dentro di noi, auto-analizzarci. Sarà necessario accogliere la nostra vita per come è, perdonarsi in qualche modo e magari provare qualcosa per migliorarsi, se sia possibile.
Quello sforzo che faremo per spostare lo sguardo, il giudizio – perché all’inizio è un giudizio – dagli altri a noi stessi, sarà molto importante.
È importante perché smonta in qualche modo l’impalcatura interna che regge il nostro sentimento verso l’esterno, verso gli altri. Il sentimento è ciò che guida le nostre azioni, ma attraverso una sola azione il nostro mondo può davvero cambiare.
Il giudizio iniziale…. serve davvero giudicarsi? Ovvero, mentre prima giudicavamo gli altri, spostando lo sguardo dall’esterno all’interno valutiamo noi stessi. E’ la giusta direzione di cambiamento?
Più che un giudizio su noi stessi, è importante la presa di coscienza di questo ingannevole meccanismo psicologico.
Credo che questa riflessione di trovare un aspetto di noi, che rispecchia qualcosa che non ci piace fuori di noi, sia qualcosa che prima o poi capita a tutti, ma poi nella stragrande maggioranza dei casi riprendiamo i nostri attacchi verso l’esterno, che siano mentali verbali o fisici, tanta ormai è l’abitudine di comportarsi in questo modo che ci sentiremo quasi stupidi a comportarsi diversamente.
Invece vale la pena provare a spostare lo sguardo, senza seguire l’abitudine, e provare a percorrere un sentiero diverso per vedere dove ci porta. Sicuramente i nostri rapporti potrebbero migliorare, e la nostra vita potrebbe davvero cambiare.
Sabato, 25 marzo 2023 – n°12/2023
In copertina: immagine grafica di Chen/Pixabay