Settecentesimo dalla morte del grande viaggiatore
Marco Polo (1254-1324) è certamente stato il più illustre viaggiatore medievale e non solo. Non l’unico.
Prima e dopo di lui altri avevano intrapreso con successo il viaggio verso Oriente. Ma Polo, in virtù della sua straordinaria opera “Il Milione”, è stato indubbiamente il più illustre e soprattutto conosciuto personaggio che abbia viaggiato da Occidente a Oriente e ne abbia lasciato ampia e documentata narrazione.
Di più. Marco Polo, veneziano, ha non solo raccontato in maniera tutto sommato attendibile gran parte dell’Asia, ma ha anche assunto il ruolo di supremo interprete e rappresentante – oggi si dice “testimonial” – della natura mercantile internazionale della sua terra: Venezia.
Si può infatti affermare – senza timore di smentita – che la fama e la gloria della Serenissima, quale capitale commerciale dell’Occidente, sia stata costruita e divulgata proprio grazie a questo suo avventuroso e straordinario figlio, il cui nome, di certo non un caso, non poteva che essere quello del Santo Evangelista patrono della città, le cui spoglie anch’esse furono portate dall’Oriente, quella volta l’Oriente più vicino.
Insomma, storie parallele e che si intrecciano in modo avvincente. Celebrare Marco Polo e il suo itinerario a 700 anni dalla morte è un’occasione importante per raccontare la sua impareggiabile e ineguagliabile vita e conoscenza [“… acciocché si potessero sapere le cose che sono per lo mondo ..”], di quelle terre e popolazioni lontane, ma anche per capire quali sono, oggi, le relazioni fra questi diversi mondi e come le “vie della seta” non abbiano smarrito importanza e attualità.
Prevista per aprile 2024 (dal 6 aprile al 29 settembre) negli splendidi ambienti di Palazzo Ducale, una grande mostra si articolerà in diverse sezioni. A partire dall’illustrazione della realtà cittadina e mercantile veneziana nella prima metà del Trecento e il ruolo del viaggio nella cultura commerciale veneta, prima e dopo l’esperienza dei Polo. La cartografia – non solo veneziana – ad esempio; e quanto i racconti e gli itinerari dei mercanti abbiano influenzato e determinato questa scienza.
I Polo attraversano nei loro percorsi regni e potentati politici e militari organizzati in modi diversi e mondi culturali, artistici e religiosi difformi tra loro. Tutto questo in un momento storico nel quale l’Asia era più o meno tutta sotto il controllo di varie dinastie Mongole, imparentate fra loro. E’ l’età irripetibile denominata in seguito come l’epoca della “pax mongolica”, che permise di viaggiare in modo sicuro lungo contrade e strade fino ad allora poco note.
Delle diverse fedi religiose rende conto il bellissimo testo di Marco Polo: i Cristiani, in varie declinazioni, compresa quella nestoriana; i Musulmani, anche questa civiltà con sfumature, non secondarie; i Cinesi, Confuciani, Buddhisti, Taoisti; e gli Indiani, appunto l’Induismo; si darà conto di questa diversità, così come anche delle varie sensibilità che vengono illustrate nel celebre testo del “Milione”.
Dunque dai Musei italiani – in primis dalle ricchissime collezioni veneziane – e da altre importanti collezioni museali d’Europa, d’Asia e d’oltreoceano, giungeranno quei prestiti di opere atte a ricostruire vita e opera di Marco Polo, i suoi itinerari e le sue scoperte.
Facendo leva sulla cartografia e su oggetti di varie tipologie: dalle ceramiche alle porcellane: egli è il primo che si accorge della qualità dei materiali e ad usare il termine “porcellana”, ai tessili, tappeti compresi, metalli, monete, manoscritti e tanto altro.
Una sezione particolare sarà dedicata alla straordinaria diffusione multilingue del “Milione” e anche al “mito” di Marco Polo fra Ottocento e Novecento.
Per le celebrazioni è prevista anche una installazione d’arte contemporanea, a cura di un artista di primo piano, che celebri l’avventuroso viaggio del grande veneziano, ed altre iniziative durante tutto il 2024.
Sabato, 10 febbraio 2024 – Anno IV – n°6/2024
In copertina: Zoran Mušič (1909-2005), Storia di Marco Polo, 1951, pannello ricamato, 206 × 856 cm. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, inv. 16129 in deposito presso il Museo della Cantieristica di Monfalcone