La mancanza di piogge mette a rischio le riserve idriche
Redazione di TheBlackCoffee
Dopo le settimane invernali con scarsità di piogge, e con la siccità della scorsa estate ancora da superare in alcune aree della Penisola, alcuni canali di Venezia si stanno prosciugando.
In questo periodo dell’anno, le inondazioni sono solitamente la preoccupazione maggiore per la città lagunare, ma le basse maree anomale e la mancanza di pioggia hanno causato l’arenamento, nei canali più piccoli e meno profondi, dei taxi acquatici, ambulanze e gondole.
Un altro fattore che influenza le acque basse della famosa città veneta sono le correnti marine, i sistemi di alta pressione e la luna piena, che regola le maree. Il Canal Grande e della Giudecca rimangono navigabili.
Secondo scienziati e gruppi ambientalisti, le Alpi nei mesi scorsi hanno ricevuto meno della metà delle loro solite nevicate e sono in una situazione di deficit idrico, già accumulato durante l’inverno 2020/21.
L’esperto Massimiliano Pasqui dell’istituto italiano di ricerca scientifica CNR del sostiene che
“si debbano recuperare 500mm di precipitazioni nelle regioni nord-occidentali, ovvero servirebbero 50 giorni di pioggia”.
Già dallo scorso anno, durante la peggiore siccità italiana degli ultimi 70 anni, Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po aveva dichiarato lo stato di emergenza per il fiume più lungo d’Italia – il Grande Fiume – sul quale territorio circostante si svolge circa un terzo della produzione agricola del Paese.
Solo pochi giorni fa gli aggiornamenti dell’Autorità di bacino riportavano che “il Distretto del fiume Po è ancora diviso in due dalla siccità. La parte centro/occidentale risente ancora in maniera importante dell’intensa e duratura siccità osservata l’anno scorso, le precipitazioni cumulate nel periodo autunnale ed invernale non sono state sufficienti per recuperare il deficit pluviometrico: gli indici standardizzati di precipitazione a 6 e 12 mesi indentificano condizioni meteorologiche di diffusa “siccità severa” con ampie aree in “siccità estrema”. Tali condizioni hanno mediamente tempi di ritorno superiori a 30-50 anni.
Situazione decisamente migliore sulla pianura lombarda sud/orientale e sull’Emilia-Romagna, dove le precipitazioni più diffuse e consistenti hanno ridotto il deficit pluviometrico semestrale ed annuale; gli indici standardizzati a 6 e 12 mesi identificano condizioni meteorologiche “nella norma”. Da segnalare su queste aree il contributo significativo delle precipitazioni osservate nel mese di gennaio, che sono risultate anche superiori ai valori di riferimento sull’Emilia Centrale e sulla Romagna.”
Anche il Lago di Garda soffre la sete, raggiungendo il livello invernale più basso degli ultimi 35 anni.
Un sentiero emerso per il calare delle acque ora consente l’accesso a piedi alla piccola isola di San Biagio.
Secondo l’Osservatorio per la siccità del CNR “l’Italia chiude il 2022 ancora in deficit idrico. In particolare continua a soffrire tutto il Nord e parte del centro che sono affetti da una siccità severo-estrema da oltre un anno. Valle d’Aosta, Piemonte, Veneto, Friuli e Trentino-Alto Adige le regioni con la maggiore superficie esposta, seguiti dalla Calabria al sud.
Dal punto di vista agricolo sono i terreni irrigui e i prati-pascoli le aree dove un intenso deficit di pioggia di lungo periodo è più esteso.
La percentuale di popolazione esposta a siccità severo-estrema si mantiene intorno al 38%.
Fra gli impatti che la siccità e le anomalie termiche hanno causato è da ricordare anche la forte riduzione di energia idroelettrica prodotta (circa -40%). Secondo i dati della piattaforma ENTSO-E, il calo è visibile già da circa metà del 2021, ma l’eccezionalità del 2022 rispetto ai 6 anni precedenti è lampante”.
Il deficit pluviometrico non è peculiarità dell’Italia, ed anche varia da regione a regione, bensì di molte aree europee: il Danubio è uno del grandi fiumi europei che soffre di forte siccità. Questo succede anche per alcuni fiumi in Francia, Inghilterra e gran parte della Spagna.
Sabato, 4 marzo 2023 – n°9/2023
In copertina: una zona di secca del fiume Po – Foto: Autorità di bacino distrettuale del fiume Po