Animali digitali con la potenzialità di armamento
di Laura Sestini
Dalla fine del 2020 la polizia del Dipartimento di New York ha messo in attività il DigiDog ideato dalla Boston Dynamics, un avveniristico mostrillo digitale con le zampe che ricordano una locusta e le linee del corpo squadrate come un piccolo trattore. Il DigiDog metropolitano accompagna gli agenti di polizia locale sulle operazioni criminali e tra le prime uscite al pubblico, un uomo è stato tratto in arresto in una stazione della metropolitana, lasciando sbigottiti i viaggiatori e i passanti newyorchesi di fronte alla novità ingegneristica.
Il cane-robot non è certo un oggetto inusuale per i centri di ricerca sulla robotica, che ne parlano e lo progettano da alcuni anni, talvolta pubblicizzando le varie tipologie di animali digitali come possibili ‘amici’ dell’uomo. Amici si, ma è chiaro che dipenda da che uso se ne fa del caro Fido-robot, che sebbene sia semi-autonomo, è comunque comandato da remoto dall’essere umano, e può essere utilizzato per molti differenti scopi.
Il cane-robot è stato messo a punto dalla Boston Dynamics, e la polizia di New York lo sta testando non solo in ambito di pubblica sicurezza, bensì anche per missioni sanitarie anti-Covid, come mezzi da decontaminazione.
Già da tempo si sta parlando – anche in Italia – di cani addestrati al fiuto del sudore umano per riconoscere chi sia positivo o negativo al virus – con attendibilità persino maggiore dei tanto acclamati tamponi. Destinati agli ambiti di passaggio di flussi consistenti di persone, come gli aeroporti, gli esemplari che citiamo, a differenza dei robot, sono cani veri, tali come i loro parenti antidroga o da ricerca di dispersi, o addestrati per la ricerca di alcuni tipi di tumore.
Qualche mese fa ne aveva confermata l’attendibilità – per la tesi di ricerca sul Covid-19 – il tenente colonnello veterinario Lorenzo Tidu, specializzato in Etologia applicata e benessere degli animali da compagnia del Centro militare veterinario di Grosseto. Se opportunamente addestrati, i cani, in particolar modo la razza pastore belga, attraverso l’ampiezza del loro odorato possono riconoscere i positivi da Covid-19.
A marzo 2021, infine, il cane robotico è apparso anche tra la strumentazione bellica digitale dell’esercito francese, nelle forze speciali di terra, con il nome originario ‘Spot’. Il debutto di Spot e la sua diffusione in Francia è un’anteprima europea.
Mettere a confronto il robot con un cane, risulta un’associazione piuttosto stravagante, soprattutto se pensiamo ai nostri amici animali che tanto amore donano ai loro proprietari. Inoltre, se Spot o DigiDog posso essere utili in ambito civile, in futuro anche per i privati – chissà – per recarsi all’edicola a ritirare il giornale a una persona disabile, gli stessi possono essere trasformati in cane-armato, quindi utilizzabili per gli usi più diversi, dotando le unità di telecamere, di sensori o accessori, secondo le attività da affidargli. La differenza dai loro (poco) consimili in carne ed ossa è che non hanno bisogno di cibo, di uscite più volte al giorno per i loro bisogni, di attenzione del padrone, ma si accontentano che qualcuno li rimetta in carica la sera a fine turno.
Spot-cane-robot è una creatura distribuita da un’azienda partner della Boston Dynamics, attraverso la filiale europea, nelle di cui informazioni e suggerimenti di fabbrica non viene menzionato quale robot da offesa. Al contrario – l’esercito francese, è già da tempo dotato di un robot-cane di dimensioni più grandi che utilizza in campo di battaglia, oltreché di un robot-mulo per il trasporto di materiale, mentre in Israele i cani-robot – della locale General Robotics – non scodinzolano, bensì sono armati ed utilizzati come mezzi antiterrorismo.
A Singapore la polizia li ha impiegati per il controllo del distanziamento sociale anti-Covid, nonostante le premesse rassicurassero che nessun dato personale dei cittadini sarebbe stato ripreso. Curioso sarebbe venire a conoscenza se i cani robotici – per avvertire che si è oltrepassato un limite – abbaino come i loro lontani cugini in carne ed ossa, oppure partano direttamente all’attacco senza nessun preavviso. Il cane-robot nei parchi di Singapore, non ha un atteggiamento che si direbbe proprio amichevole, mentre la percezione sinestesica avverte senso di minaccia.
Le forze armate di tutto il mondo da numerosi anni lavorano alacremente per dotarsi di mezzi autonomi o comandati da remoto, ma fino a che punto possiamo fidarci dell’infallibilità dei robot? Cane o drone-ape, o altro che si prospetterà in futuro? Se il programma informatico va in tilt, chi potrà venire accusato, qualora un cane-armato sparasse e colpisse l’obiettivo senza essercene l’emergenza e la necessità? Se l’afroamericano George Floyd fosse rimasto ucciso da un robot impazzito, chi avrebbe potuto condannare la Corte Penale di Minneapolis? Di chi sarebbero le responsabilità? Superando il livello gerarchico a cui appartiene l’agente di polizia che manovra l’animale robotico, si incriminerebbero le aziende produttrici? Tutti i quesiti rimangono al momento senza risposte, mentre i robot usati in ambito di pubblica sicurezza terrorizzano – almeno alla vista – più di un rabbioso cane mordace.
Negli ultimi giorni in Texas sono decedute due persone che viaggiavano su una auto Tesla senza conducente, incendiatasi dopo esser andata a sbattere contro un albero. Mentre Tesla sostiene che l’Autopilot è solo un facilitatore per il guidatore, cosa non ha funzionato dei comandi autonomi dell’auto?
Sabato, 24 aprile 2021 – n°13/2021
In copertina: Il cane robotico e un esemplare di pastore tedesco in utilizzo alle forze dell’ordine – foto courtesy NYPD