lunedì, Settembre 16, 2024

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Vita e morte di Rachel Corrie

L’attivista statunitense uccisa da un bulldozer israeliano

Redazione TheBlackCoffee

Rachel Corrie, aveva 23 anni quando un bulldozer corazzato israeliano guidato da un operatore delle IDF intento a distruggere l’abitazione di una famiglia palestinese a Rafah, con la sempreverde giustificazione del terrorismo, la travolge intenzionalmente. Correva l’anno 2003, il 16 di marzo.

Rachel era partita due mesi prima dalla sua città natale, Olympia, nello stato di Washington, con un gruppo di attivisti per la pace dell’ISM – International Solidarity Movement – una organizzazione senza scopo di lucro che sostiene la causa palestinese.

Nel 2003, in Palestina era in corso da tre anni la Seconda Intifada e la coalizione a guida statunitense stava invadendo l’Iraq. Il Medio Oriente era in fermento.

In Palestina, i volontari di ISM spesso fungevano da scudi umani contro i mezzi militari israeliani: quando venivano distrutte la abitazioni dei palestinesi, per i pozzi di acqua potabile obiettivo delle IDF, per proteggere i bambini palestinesi che camminavano per andare scuola, e organizzando vere e proprie dimostrazioni contro gli Stati Uniti, o la politica israeliana. Rachel aveva filmato numerosi eventi di sopruso verso i palestinesi, come la distruzione di una serie di serre, sostentamento economico ed alimentare di molte famiglie.

Dalla Palestina, Rachel inviava email agli amici, alla famiglia e alla sorella, raccontando le sue esperienze di attivista e la violenza perpetrata da Israele sui civili palestinesi. I suoi scritti erano dolorosi, reali, su situazioni che mai avrebbe immaginato così cruenti, da studentessa negli Stati Uniti, nonostante la sua attività militante. Lettere accorate, riportavano l’orrore quotidiano che erano costretti a subire i Palestinesi dai militari israeliani, e non solo.

16 marzo 2003 – Rachel impedisce in modo non violento ai bulldozer israeliani di distruggere le case palestinesi
lungo il confine Rafah/Egitto insieme ad altri nove volontari del Movimento di Solidarietà Internazionale

Ancora oggi i suoi genitori – Cindy and Craig Corrie – portano avanti la sua missione, sostenendo la causa per cui Rachel ha sacrificato la sua vita.

La giustizia israeliana, nonostante un’inchiesta, non ha mai condannato l’operatore del mezzo meccanico, mentre gli Stati Uniti non hanno mai agito per approfondire il caso.

Insomma, la violenza, la giovane attivista americana se l’era andata a cercare, questa la sintesi del verdetto del tribunale di Haifa.

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Sabato, 31 agosto 2024 – Anno IV – n°35/2024

In copertina: i genitori di Rachel Corrie, attivisti per la pace, tengono alta la battaglia di Rachel – Foto: Palestine online

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