venerdì, Novembre 22, 2024

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Zarzis: l’Eco-museo della Memoria, del mare e dell’uomo

Ecologia e impegno etico della società civile tunisina

di Laura Sestini

Zarzis è una cittadina di 75mila abitanti al Centro-sud della Tunisia, con spiagge di sabbia bianca e mare cristallino, ancora poco frequentate dal turismo di massa europeo, che si è fermato (fortunatamente) poco più a Nord, per sua la vicinanza con l’isola di Jerba, dove grandi alberghi e villaggi turistici all inclusive, pure con l’hammam, accolgono centinaia di migliaia di vacanzieri ogni anno.

Negli anni successivi alla Rivoluzione, cosiddetta dei Gelsomini, del 2011, che destituì l’ex-presidente tunisino Zine El-Abidine Ben Ali, salito al potere nel 1987 attraverso un colpo di Stato, il porto di Zarzis è stato il punto di maggiori partenze dei barconi stracolmi di giovani tunisini che cercavano di raggiungere Lampedusa e l’Italia. I flussi migratori tunisini odierni partono da più località, ormai pochissimi da Zarzis.

In un sobborgo a Nord della città, a Souihel, vive Mohsen Lihidheb, un uomo che da circa 40 anni, per la sua sensibilità nei confronti della natura e la sua personalità creativa, possiamo considerare tra i primi attivisti ecologisti della Tunisia.

Amante delle passeggiate lungomare, Lihidheb ha iniziato a ripulire i tratti di spiaggia non lontani dalla sua abitazione, finendo per raccogliere migliaia di oggetti, i più disparati, portati fin lì dalle mareggiate, e conservandoli in un terreno a pochi metri dalla strada principale di Souihel, dove nel tempo è nato l’Eco-Musée de la Mémoire de la Mer et de l’Homme.

Mohsen Lihidheb, in proporzione, è più popolare all’estero che in Tunisia, neanche il tassista locale ne aveva conoscenza del museo, e nonostante i numerosi progetti che l’uomo ha organizzato con gli studenti, grandi e piccoli, non solo a Zarzis.

Mohsen Lihidheb e le sue opere di arte contemporanea con materiale ritrovato sulla battigia di Zarzis
Foto: 2023©LauraSestini (tutti i diritti riservati)

Fino a qualche anno fa, lo spazio che veniva utilizzato per l’Eco-museo era il doppio di quello attuale, ma vista l’età non più giovane, i figli dell’attivista/artista/ecologista hanno convinto loro padre a rallentare la sua attività. Si fa per dire, visto che sta lavorando ad un opera letteraria autobiografica composta da 11 volumi, che a breve andrà in stampa. Lihidheb scrive anche poesie, e già state sono pubblicate alcune sue raccolte.

Il museo va avanti con le sue sole esclusive forze economiche, con donazioni che lasciano chi lo va a visitare, e i proventi dei progetti artistici ed educativi di Lihidheb.

Quando lo abbiamo incontrato Mohsen, prima ci ha narrato tutta la lunga storia del suo attivismo, poi ci ha invitato al caffè, dall’altra parte della strada, perchè non ama stare con i suoi concittadini troppo conservatori che frequentano quello che per lui sarebbe più nei pressi del museo.

Giovani visitatrici all’Eco-museo di Zarzis
Foto: 2023©LauraSestini (tutti i diritti riservati)

Nei decenni di attività, raccogliendo materiali sulla spiaggia, ad un certo punto Lihidheb ha iniziato ad imbattersi in oggetti “nuovi”, nel senso che precedentemente non erano comuni da trovare durante le sue camminate.

Artista: ©Lihidheb Mohsen
Foto: ©Unione Europea, 2016

Era infatti iniziata l’era delle migrazioni, e sulla sabbia non trovava più solo palloni colorati perduti da qualche bambino europeo in vacanza a Jerba, ma vestiti, scarpe, documenti, bambolotti, tutte cose riportate dal mare, dai numerosi naufragi davanti alle coste tunisine, di cui spesso non si viene neanche a sapere. Persone che scompaiono nel nulla. Inizialmente egli non ha dato importanza ai nuovi ritrovamenti ma, alla fine non ha potuto farne a meno. In primis è stato toccato il suo senso di umanità, poi, elaborando meglio il fenomeno, ha compreso che tutto ciò fosse una testimonianza storica e quindi obbligatorio di sottolinearne la memoria.

Con la sua nuova consapevolezza Mohsen Lihidheb ha dedicato una parte importante del piccolo Eco-museo agli oggetti appartenuti alle persone migranti, ammucchiando un’infinità di scarpe, ciabatte ricucite, qualche giubbotto di salvataggio, bambole, berretti, abiti da bambini, documenti.

Guardare tutto questo catalogo di “oggetti smarriti” nel suo insieme dà anche meglio l’idea della tragedia dei morti annegati che si sta da molti anni compiendo nel Mar Mediterraneo, ed il cuore si stringe, forte, insieme al nodo alla gola.

La collezione di Mohsen Lihidheb ha infine acceso l’attenzione di organizzazioni che operano in senso umanitario e perfino del Parlamento europeo, per un progetto per la Casa della Storia.

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Musée de la Mémoire de la Mer et de l’Homme: G4W4+2R 3e Arrondissement Souihel, Souihel Zarzis 4173, Tunisia

Sabato, 23 dicembre 2023 – n°51/2023

In copertina: Eco-museo di Zarzis – Foto 2023©LauraSestini (tutti i diritti riservati)

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